Bimbo conteso, dirà lui con chi stare

La madre vuole portarlo all'estero, il padre si oppone. Il giudice fa decidere il piccolo

Bimbo conteso, dirà lui con chi stare

Due adulti che litigano. Nel mezzo lui, il figlioletto di appena sei anni. Una vita intera finora contesa. Tirato da una parte o dall'altra, il padre qui, a Trieste, la mamma dell'America Latina, lei che parte con il piccolo per andare a trovare i parenti. Loro che, passano i giorni, finisce la vacanza, e non tornano. L'uomo che parte alla ricerca del bambino, inizia allora la lunga battaglia fatta di avvocati, carte bollate, sentenze di giudici per riportare il figlio a casa chiedendo l'applicazione della convenzione dell'Aja sul rimpatrio dei minori per chiedere il rientro del piccolo, che ha cittadinanza italiana. I genitori si battono fino all'ultimo per avere il bambino che cresce, anno dopo anno, in questo clima di continua lotta. Nel 2013 mamma e figlio tornano in Italia, la contesa non si è risolta ma anzi, continua, tra il padre che ha in affidamento il bimbo, e la madre forte di una sentenza di un tribunale del suo Paese d'origine secondo cui il bambino dovrebbe restare Oltreoceano. Ora il colpo di scena, al piccolo potrebbe venir chiesto di scegliere da chi andare, di decidere se stare col papà in Italia oppure con la mamma in Sud America. Scelta non da poco ovviamente, carica di conseguenze, di responsabilità.

È quanto ha stabilito il Tribunale dei minori di Trieste nell'ambito del procedimento di affidamento che si trascina da diversi anni. Il 13 febbraio sarà formalmente nominato un consulente tecnico d'ufficio che dovrà rispondere ai giudici sulle capacità di discernimento del bambino e soprattutto - questo è il quesito - dire loro se sia in grado di comprendere le conseguenze delle sue scelte.

Una decisione innovativa, quella del Tribunale dei minori triestino, considerando appunto che la legislazione italiana, di norma, prevede che solo dai 12 anni in poi il bambino possa esprimere la sua opinione in merito.

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