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Parigi Il prét à porter Dior del prossimo inverno è talmente potente che a un certo punto non sai più se prevale il pugno o la carezza. Di certo fa pensare perché parla di femminismo e sottocultura, di persone che hanno fatto grandi cose per la parità dei sessi e delle ragazze che oggi se la dovrebbero godere alla grande e invece sono lì, a fare i conti con la triste realtà di una donna uccisa ogni 72 ore solo in Italia. Mentre pensi sulla passerella passa un altro piccolo capolavoro a forma di borsa, un paio di scarpe per cui potresti pure delirare, la gonna dei tuoi sogni. E allora capisci che Maria Grazia Chiuri, primo direttore creativo di sesso femminile dello storico brand francese, sta facendo un lavoro senza precedenti in questo ambiente: applica una sorta di metodo socratico alla moda per poi creare oggetti altamente desiderabili e desiderati dalle donne di oggi.
Che a volte sono anche dei maschiacci o fingono di sentirsi tali per poi tornare alla loro realtà in cui bello, giusto e vero coincidono con grande fatica. La sfilata si svolge come sempre in una specie di cubo costruito per l'occasione nel giardino del Museo Rodin. Stavolta il set up è composto da diverse fotografie in bianco e nero di una giovane donna che evoca le lettere dell'alfabeto con il suo bel corpo nudo. Non c'è niente di volgare e morboso, anzi: ogni lettera è una lezione di educazione fisica e mentale. Si tratta del celebre Alfabetario di Tomaso Binga, alter ego di Bianca Pucciarelli in Menna, artista e poetessa femminista che, a 88 anni, ha accettato di collaborare con la Chiuri a questo ambizioso progetto. L'idea è sempre quella: interrogarsi sulle nuove frontiere della femminilità contemporanea senza dimenticare i codici identificativi di un brand estremamente femminile come Dior.
La donna chiamata Tomaso recita una poesia poco prima dell'uscita delle modelle: 21 parole potentissime che insieme compongono tanto un discorso compiuto quanto un altro abecedario. L'ultimo verso dice ad esempio: «Non Operando Positivamente Questa Rivolta Segna Tuttavia Una Vittoria Zittita» ed è pazzesco lanciare un messaggio così preciso in questo modo. Intanto le ragazze sfilano e a ogni uscita si coglie qualcosa di semplicemente perfetto. C'è il classico Mackintosh però in vernice nera oppure il blouson noir consegnato al mito da Yves Montand, o, ancora, una giacca tagliata dietro all'altezza del punto vita e che davanti cade come i due lembi di una sciarpa. Ci sono tante cinture fatte come sontuosi bustier che sembrano ma non sono di pelle sostiene Chiuri. Da qui si allarga la splendida gonna a ruota del New Look di Dior anche in tulle scozzese ma con il tartan riprodotto da innumerevoli canottiglie nei tipici colori del clan. E a questo punto capisci che la recente tappa oltremanica per la tappa londinese della mostra Dior Designer of Dreams ha lasciato tracce indelebili. Maria Grazia conferma e parla di Teddy Girls all'epoca dei famosi Teddy Boys. Ecco infatti quelle adorabili scarpette dal tacco di 3, massimo 5 centimetri (si chiama Kitten ed è la tendenza calzaturiera della stagione) che negli anni Cinquanta spopolavano. Tutte le ragazze, inoltre, indossano quel cappello detto cloche che fa subito signora chic. Poi all'improvviso compare sotto alla divina giacca Bar, codice dei codici della maison, una T-shirt con la scritta «Sisterhood is Powerful».
È il titolo di uno dei tre libri scritti da Robin Morgan, l'attivista che ha fondato con Jane Fonda e Gloria Steinem il Women's media Center. Troppo politico? Neanche per sogno. Perché tutto è così bello e così Dior da aprire le porte della percezione a un altro modo di essere donna.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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