Il governo Conte bis va avanti a colpi di fiducie. La maggioranza «blinda» il decreto milleproroghe (e le poltrone), con l'annuncio (scontato vista la litigiosità tra Pd-renziani e M5s) del ministro per i Rapporti con il Parlamento Federico D'Incà di porre la fiducia sul provvedimento che arriva oggi a Montecitorio. Le opposizioni insorgono e abbandonano i lavori in commissione Affari costituzionali: «Ancora una volta siamo costretti a stigmatizzare l'atteggiamento prepotente della maggioranza che ci ha indotto ad abbandonare i lavori in commissione. La loro litigiosità e anche una certa impreparazione hanno portato alla presentazione di un nuovo pacchetto di emendamenti al milleproroghe in fretta e furia, a un mese di distanza dalla scadenza dei termini fissata per il 18 gennaio, dopo i numerosi rinvii che hanno caratterizzato l'esame del provvedimento» denunciano in una nota capigruppo di opposizione in commissione Bilancio a Montecitorio, Andrea Mandelli (Forza Italia), Ylenja Lucaselli (Fratelli D'Italia) e Giuseppe Ercole Bellachioma (Lega). «Non solo, perché ci è stato anche chiesto - aggiungono - di effettuare delle votazioni lampo, così che il testo potesse andare oggi in Aula. È un comportamento inaccettabile».
Alle 8.30 inizieranno le dichiarazioni di voto dei gruppi parlamentari, mentre dalle 10.10 si procederà alla chiama per appello nominale. Al termine delle votazioni sarà la volta dell'esame degli ordini del giorno». E proprio sugli ordini del giorno si riaccende lo scontro tra Cinque stelle, Pd e Italia Viva. In coda, ovvero subito dopo il voto di fiducia, si riapre la questione del lodo Annibali: cioè la sospensione per un anno dell'efficacia della legge Bonafede sulla prescrizione che, grazie a un asse tra i renziani e Forza Italia, torna in Aula come ordine del giorno al decreto Milleproroghe, e sarà dunque posto ai voti dopo la fiducia e prima del voto finale sul decreto. A presentarlo sono stati sia i deputati di Italia Viva sia l'azzurro Enrico Costa. L'apposizione della fiducia esclude il voto sugli emendamenti ma non sugli ordini del giorno. Il dl milleproroghe, che va convertito in legge entro il 29 febbraio, passerà poi al Senato.
Il decreto è diventato un caso da statistica nella storia parlamentare italiana: durante il suo esame in commissione Bilancio è infatti lievitato dagli iniziali 166 commi ai 434 finali. Il testo del decreto licenziato dal Consiglio dei ministri aveva 43 articoli, a loro volta declinati in complessivi 166 commi. Il decreto ha ormai preso la fisionomia di una Manovra bis. Nel Milleproroghe, infatti, oltre alle tante scadenze rinviate e norme prorogate, sono presenti anche numerose misure e innovazioni che non hanno trovato spazio nella Legge di bilancio licenziata dalle Camere a fine 2020. Tra le misure si va dalle concessioni autostradali all'ex Ilva, passando per i monopattini e una svariata serie di micro-norme.
È proprio il numero corposo delle misure che spinge il centrodestra alle barricate: «L'accanimento con cui Conte cerca di difendere la sua poltrona è quasi commovente, peccato però che sia inversamente proporzionale agli interessi del Paese. Il suo governo non riesce a trovare un accordo nemmeno sul Milleproroghe. Uno stallo disastroso», commenta Anna Maria Bernini, presidente dei senatori di Forza Italia.
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