Il blitz dei magistrati apre ai ricorsi a pioggia per i richiedenti asilo

La sentenza contro il dl Salvini scatena le onlus: denunce a chi non iscrive all'anagrafe

Il braccio di ferro continua. Salvini legifera, i giudici lo bocciano. E lo bloccano. Le sentenze dei tribunali di Firenze e Bologna che di fatto smontano il decreto sicurezza del ministro dell'Interno dando ragione ai sindaci «ribelli», da Leoluca Orlando a Palermo a Luigi de Magistris a Napoli, spianano la strada agli avvocati dei migranti. Che ora, in forza delle pronunce favorevoli, minacciano centinaia di ricorsi simili a quelli dei due richiedenti asilo che si sono visti riconoscere il diritto di iscriversi all'anagrafe comunale, contrariamente a quanto previsto dalla legge firmata dal vicepremier e numero uno del Viminale.

Antonio Mumolo, presidente di Avvocato di strada onlus, che ha vinto in aula, la mette così: «Se il ministro Salvini ci costringe a farlo, come avvocati di strada faremo ricorso in tutte e 54 sedi delle città italiane dove siamo presenti, perché venga data la residenza ai richiedenti asilo. I responsabili di tutte le sedi sono già stati allertati: accompagneranno i richiedenti asilo all'anagrafe per chiedere la residenza, se i sindaci li iscriveranno, benissimo, ma se non li iscriveranno, disapplicando la legge, saremmo costretti a ricorrere all'autorità giudiziaria, per ottenere sentenze analoghe a quella di Bologna». Ricorsi di massa. «Anche io, ad ottobre, ho presentato ricorso per un mio cliente a cui è stata negata la residenza. Ora la strada mi sembra spianata», ha detto all'Adnkronos Fabio Loscerbo, avvocato e candidato sindaco alle amministrative a Malalbergo (Bologna), in una lista con tre cittadini di origine straniera.

Ma a rischiare sotto i verdetti giudiziari non è solo la parte del decreto della legge relativa all'iscrizione all'anagrafe. Anche quella dell'abrogazione del permesso umanitario, paradossalmente, ha innescato sentenze favorevoli ai migranti che in questi mesi hanno fatto ricorso. Era stata proprio la Cassazione a febbraio, contraddetta ora da una sua stessa pronuncia opposta, a sancire che la norma di Salvini non fosse retroattiva. Ovvero che l'abrogazione del permesso umanitario non dovesse valere per le domande precedenti all'entrata in vigore della legge. Così per chi aveva fatto istanza prima del decreto sicurezza, entrato in vigore a ottobre, è stato possibile ottenere il permesso umanitario in sede di ricorso in tribunale. Molte sezioni si sono uniformate al principio della non retroattività e i giudici hanno continuato a decidere valutando anche l'ipotesi del permesso umanitario. Insomma, il contrario di quanto auspicato dal ministro.

Ed è a firma di Magistratura democratica, la corrente a sinistra delle toghe, un comunicato che critica la circolare di Salvini che permette ai prefetti

di istituire delle zone rosse contro il degrado: «Questa visione - scrive Md - mina le fondamenta dello stato di diritto, perché limita fortemente la libertà di movimento, solo per essere stati denunciati, non condannati».

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