Blitz dei pm su Fontana. Spunta anche Giorgetti

Il presidente accusato di abuso d'ufficio. Lunedì sarà davanti ai pm: "Risponderò serenamente"

Blitz dei pm su Fontana. Spunta anche Giorgetti

La morsa si è chiusa in pochissime ore. Le voci insistenti che davano il governatore lombardo Attilio Fontana indagato nell'inchiesta della Dda su un giro di tangenti e appalti pilotati, che martedì ha portato a 43 misure cautelari, trovano conferma ieri direttamente alla Procura di Milano. L'ipotesi è quella di abuso d'ufficio. Il presidente della Regione, assistito dall'avvocato Jacopo Pensa, è stato convocato per lunedì prossimo dai pm per l'interrogatorio. «Risponderò ai magistrati puntualmente e serenamente», annuncia.

L'accusa a Fontana è relativa alla nomina di Luca Marsico, suo ex socio di studio legale, per un incarico al Pirellone. Nell'ottobre del 2018 il governatore avrebbe fatto nominare con una delibera Marsico tra i membri esterni del Nucleo di valutazione degli investimenti pubblici. Un posto da 11.500 euro all'anno più 185 euro a seduta. In questa occasione Fontana avrebbe violato il principio di imparzialità, in quanto quell'incarico non era di nomina fiduciaria. C'era stato al contrario un avviso pubblico, cui avevano partecipato circa 60 persone. La delibera è stata acquisita agli atti dell'inchiesta coordinata dall'aggiunto Alessandra Dolci e dai pm Adriano Scudieri, Silvia Bonardi e Luigi Furno solamente martedì. In un'altra vicenda di presunta istigazione alla corruzione invece il presidente lombardo è indicato come parte offesa: rifiutò una proposta di Gioacchino Caianiello, finito in carcere, relativa sempre al tentativo di «piazzare» in qualche modo Marsico. Fontana non denunciò la cosa, ma solo perché - come ha dichiarato - non si rese conto della tentata corruzione. Su questo ultimo punto gli inquirenti sono dello stesso avviso. «Per quanto concerne la vicenda della nomina di Luca Marsico - dice il governatore leghista -, ribadisco che si è trattato come sempre di una procedura caratterizzata da trasparenza e da assoluta tracciabilità. Quanto all'imparzialità, è stato garantito l'assoluto interesse della Pubblica amministrazione nella scelta di un professionista dotato delle capacità e competenze richieste per quel ruolo. Risponderò quindi puntualmente e serenamente alle domande che i pm riterranno rivolgermi».

Intanto ieri sono cominciati gli interrogatori di garanzia dei dodici indagati finiti in carcere. Tra loro anche Caianiello, ex coordinatore provinciale di Fi a Varese difeso dall'avvocato Tiberio Massironi e ritenuto il «grande burattinaio» del sistema corruttivo, che ha deciso di non rispondere alle domande del gip Raffaella Mascarino. Dalle carte dell'inchiesta emerge anche il nome del sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, e fedelissimo di Matteo Salvini, Giancarlo Giorgetti, che non è indagato. «Chi è che va al tavolo? Giorgetti, chi va?». Così nelle intercettazioni agli atti un imprenditore, Claudio Milanese, legato secondo gli inquirenti al «burattinaio» Caianiello, chiedeva al parlamentare azzurro Diego Sozzani (per lui è stata chiesta alla Camera l'autorizzazione all'arresto). Milanese voleva sapere se Giorgetti avrebbe avuto «un potere di scelta», come scrive il gip, su una nomina all'Anas. Nomina che interessava all'imprenditore per alcuni ostacoli burocratici incontrati per un appalto.

Con riferimento «alla figura di Milanese», continua il gip, «Caianiello racconta che lo stesso è amico» di Giorgetti essendo entrambi nati nello stesso paese. Alla domanda di Milanese su «chi va al tavolo» per la nomina, Sozzani risponde riferendosi a Giorgetti: «È lui! Lui sicuramente nella Lega è quello che... che dice la sua».

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