Blitz nelle fabbriche e blocco dell'export. Ora l'Ue alza il tiro contro AstraZeneca

Ispezione nello stabilimento in Belgio, minaccia di causa e stop delle esportazioni: Bruxelles va allo scontro. L'ira di Londra, ma non è escluso che ceda parte delle proprie dosi. Italia pronta alla denuncia

Blitz nelle fabbriche e blocco dell'export. Ora l'Ue alza il tiro contro AstraZeneca

È guerra commerciale in nome del vaccino contro il Covid. Da una parte c'è la Gran Bretagna, che non vuole mollare le dosi prodotte sul suo territorio e solo dopo una lunga giornata di polemiche apre all'idea di «cedere» alcune dosi all'Unione europea. Dall'altra c'è la Ue che rivendica i vaccini opzionati l'estate scorsa per cui sono stati siglati anche contratti integrativi che prevedono scadenze e quantitativi. In mezzo c'è AstraZeneca che ha promesso milioni di dosi di vaccino alla Ue ma ha fatto retromarcia per privilegiare la vecchia Inghilterra che ha investito soldi nella ricerca e ha firmato già a maggio il contratto con l'azienda anglo-svedese. Risultato del braccio di ferro? La Commissione non esclude mezzi legali per garantire la fornitura dei vaccini promessi e pretende di sapere se le dosi prodotte sul territorio dell'Ue siano state dirottate nel Regno Unito nelle ultime settimane. Se così fosse, le future esportazioni di vaccino potrebbero essere bloccate come risposta di Bruxelles alla grave carenza di dosi tra i suoi stati membri.

L'azienda ha infatti annunciato di dover tagliare del 60% (da 80 a 31 milioni) nel primo trimestre le consegne ai 27 Stati membri dell'Ue sostenendo di avere problemi nello stabilimento belga alle porte di Bruxelles. Una motivazione su cui la Ue vuole vederci chiaro tanto che sono stati inviati degli esperti per un'ispezione nella sede belga al fine di assicurarsi che il ritardo nella consegna sia effettivamente dovuto a un problema di produzione. L'analisi richiederà alcuni giorni ma si lavora anche ai criteri per attivare al blocco delle esportazioni. Una minaccia che non piace a Londra. Categorico Gove, braccio destro del premier Johnson: «I vaccini AstraZeneca pianificati, pagati e previsti per il Regno Unito rimarranno in Gran Bretagna e non andranno alla Ue». L'Inghilterra fa muro, ma il blocco delle esportazioni dalla Ue potrebbe far saltare anche la consegna delle dosi di Pfizer-BioNTech prodotte in Belgio destinate al Regno Unito che si aggirano attorno ai 40 milioni di dosi. E se il Regno Unito dovesse dipendere dai vaccini prodotti in casa, l'immunità di gregge potrebbe essere ritardata di quasi due mesi.

Ma è un ritardo che per il momento colpisce solo l'Europa dove i piani vaccinali nazionali sono stati sconvolti da questo inaspettato blocco. A cominciare dal nostro paese che aveva puntato gran parte del piano vaccinale sulle 40 milioni di dosi di Astrazeneca entro il 2021. Ma la riduzione è così drammatica che la vaccinazione di massa ce la scordiamo entro pochi mesi. L'unica possibile reazione del governo e del Commissario Arcuri è fare leva sulla prospettiva di una denuncia per inadempimento contrattuale. Ma è una magra consolazione per gli ultra ottantenni che avrebbero già dovuto essere chiamati in questa settimana per essere vaccinati. Invece, facendo conto solo su Pfizer e Moderna, si parte, salvo altri intoppi, dalla metà di febbraio. La fase uno della vaccinazione che riguarda gli ospedalieri, invece, dovrebbe chiudersi la settimana prossima.

Nel frattempo una buona notizia arriva dagli Usa ma rischia di aggiungere tensione a tensione. L'azienda americana Novavax ha dato conto dei risultati dei test clinici sul proprio vaccino, efficace all'89%, eccetto che sulla nuova variante sudafricana (efficacia al 49%).

Il premier Johnson si rallegra e annuncia che il siero sarà prodotto in Gran Bretagna, a Teesside. Se approvato dalle autorità sanitarie, la Gran Bretagna ne ordinerà 60 milioni di dosi. La Ue trema: Londra rischia di essere di nuovo un bastone fra le ruote.

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