«La più grande operazione di polizia nella storia della Russia moderna». Con queste parole il blogger e politico di opposizione Aleksei Navalny ha definito i raid che la polizia ha eseguito ieri negli uffici del suo Partito del Progresso e nelle abitazioni private dei suoi collaboratori e perfino dei loro parenti. Un'operazione straordinariamente vasta e articolata, con mille agenti, e che ha avuto come obiettivo circa duecento immobili sparsi in 41 città dell'intero Paese, da San Pietroburgo a Nizhny Novgorod (la Gorki dei tempi dell'Urss), da Kazan a Ekaterinburg negli Urali, fino a Novosibirsk in Siberia e alla remota Vladivostok sulla costa del Pacifico.
La portavoce di Navalny, Kira Yarmish, ha parlato di «intimidazione senza precedenti da parte del governo di Vladimir Putin». Già lo scorso 5 settembre la Guardia Nazionale aveva compiuto uno dei suoi blitz brutali e volutamente spettacolari negli uffici del noto oppositore proprio nell'imminenza di una diretta televisiva a tre giorni dalle elezioni locali da cui i candidati del movimento di Navalny erano stati esclusi con i più vari pretesti nonostante fossero state raccolte le firme previste dalla legge. Gli uomini inviati da Putin avevano usato le maniere forti, svuotando cassetti e scaffali, danneggiando la mobilia e cercando di forzare i personal computer: tutto questo era stato documentato su Youtube dai collaboratori di Navalny. Le perquisizioni in grande stile di ieri sono state formalmente giustificate con la ricerca di prove per sostenere l'accusa di riciclaggio di denaro nei confronti della Fondazione Anticorruzione che Navalny ha aperto il mese scorso, durante le affollate proteste che soprattutto a Mosca hanno portato a centinaia di arresti per manifestazioni non autorizzate.
Quale sia la vera ragione di tanta indesiderata attenzione nei confronti del movimento politico di Navalny lo ha spiegato dopo i raid di ieri Leonid Volkov, uno dei più stretti collaboratori del blogger. Essendo stati estromessi dalle elezioni i suoi candidati, Navalny aveva lanciato una campagna per il «voto intelligente», invitando i cittadini ad andare comunque al seggio e a dare il proprio suffragio ai candidati di qualsiasi altro partito che avesse una chance realistica di battere quelli di Russia Unita, il partito del presidente. Nonostante un'affluenza rimasta molto bassa, molti elettori hanno raccolto l'invito, e ciò ha fatto sì ad esempio che a Mosca Russia Unita sia crollata da 40 a 26 seggi. È chiaro che questa strategia disturba molto Putin, il quale evita sempre anche solo di nominare Navalny per non fargli pubblicità, ma evidentemente lo teme e lo perseguita.
Il blogger, senza alcun dubbio, è un uomo coraggioso: entra ed esce sistematicamente di prigione, e durante il suo ultimo «soggiorno» in cella è stato oggetto di un misterioso avvelenamento. Navalny è anche presidente del movimento Coalizione Democratica, fondata con il politico liberale Boris Nemtsov, poi assassinato nel 2015.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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