
"Abbiamo dato un segnale, abbiamo bloccato il Paese". Gli studenti romani alla testa del corteo per Gaza entrano alle 17 nella facoltà di Lettere, occupandola tra fumogeni e striscioni "per la Palestina". In che modo "bloccare il Paese" e occupare l'università aiuti i palestinesi che soffrono a Gaza non è chiaro, ma la conclusione della giornata di proteste a Roma è solo una delle conseguenze dello sciopero "ProPal" indetto dai sindacati di base in tutta Italia.
Se nella capitale i disagi non sono mancati, tra il blocco della tangenziale e la metropolitana di Termini chiusa per 6 ore, altrove è andata anche peggio. A Milano, per esempio. Come se non bastassero i fiumi esondati, le strade allagate e i mezzi pubblici in tilt per l'allerta meteo, mentre il capoluogo lombardo (e buona parte del Nord) combattevano con l'acqua alta e con l'emergenza maltempo, lo sciopero "per Gaza" è andato regolarmente in scena. Con la conseguenza che i cortei e i blocchi stradali hanno aggiunto disagio al disagio. Certo, non si può imputare ai sindacati di base la responsabilità del clima inclemente, ma forse la situazione di emergenza che ha visto Milano e la Brianza finire sott'acqua per l'esondazione del Seveso avrebbe suggerito di non gravare di ulteriori disagi la metropoli e il suo hinterland.
E invece nel capoluogo lombardo, già provato da allagamenti e interruzioni sulla rete dei trasporti, la manifestazione ha significato code più lunghe, mezzi deviati e lavoratori costretti a destreggiarsi tra tombini saltati e cortei improvvisi. Davvero mettere a dura prova una città già in difficoltà e i suoi abitanti è un modo di far sentire la propria voce "contro il genocidio in Palestina e la fornitura di armi a Israele"? E il tutto, va da sé, senza nemmeno considerare i gravi incidenti e le violenze che si sono verificate alla stazione Centrale.
Se Milano ha patito il combinato disposto dello sciopero e dei rovesci meteo, pure a Bologna la protesta dell'Usb non è filata via liscia. Anche sotto le due torri il maltempo tra domenica e lunedì aveva già rallentato la circolazione, poi sono arrivati i manifestanti e la conseguenze chiusura dei Viali.
È andata peggio quando il corteo ha finito per occupare la tangenziale e perfino l'autostrada A14, con conseguenze pesanti per gli automobilisti, rimasti intrappolati in lunghissime file sotto la pioggia battente, e con l'inevitabile coda di scontri tra manifestanti e polizia. Anche qui riesce difficile capire come la strategia dei disordini abbia aumentato l'attenzione sulle condizioni in cui è costretta a vivere la popolazione della Striscia. Però ha di certo reso la giornata infernale per migliaia di pendolari, costretti a sommare i disagi della natura a quelli della protesta ideologica.
Anche a Napoli i manifestanti hanno pensato bene di bloccare i binari della stazione, stoppando anche quei treni che, nonostante lo sciopero, circolavano sulla rete, e provocando inevitabili disagi a chi ieri è stato suo malgrado costretto a mettersi in viaggio: fortissimi i ritardi sia in partenza che in arrivo nonostante la protesta sia durata meno di mezz'ora. Storia simile a Torino, e sulla stessa scia i Pro-Palestina a Pisa, che hanno invaso la superstrada Firenze-Pisa-Livorno paralizzando il traffico.
Al porto di Genova, già in difficoltà per le mareggiate, lo sciopero ha creato ulteriori ritardi: bloccati due accessi allo scalo, scongiurato il tentativo di sfondare il casello di Genova Ovest.
E l'ex vicesindaco Pietro Picciocchi ironizza
sull'allarme meteo "a geometria variabile": "Oggi a Genova si sono chiuse le scuole con l'allerta arancione, creando molti disagi alle famiglie, mentre tutto il resto, cortei per la città inclusi, si è svolto regolarmente".