Politica

Bob, Baglioni e compagni Le nuove parole di Renzi a caccia di vecchi consensi

Addio rottamazione, spuntano riferimenti agli Usa e agli ex Pci. Ondata anti giustizialista

Bob, Baglioni e compagni Le nuove parole di Renzi a caccia di vecchi consensi

Il renzismo è cambiato, qui non siamo a lavare i panni in Arno. Questa non è la Leopolda (anche se ci somiglia molto), ma siamo nella regale Torino, accanto alla Fiat. Renzi riparte da qui: tre mesi di purgatorio posson bastare per imbracciare di nuovo le armi, cambiando il modo di raccontarsela. È lo storytelling renziano 3.0. La versione aggiornata in cerca di un brand credibile, quello delle battute martellanti, delle similitudini grottesche e dello stilnovo, segreto del suo successo. Il cinema è aperto, serve un'altra sceneggiatura.

ROTTAMATA LA ROTTAMAZIONE

Non l'ha mai messa in pratica per cui meglio non rievocarla. L'unica cosa ad essere state rottamate sono le scarpe leopardate di Maria Elena Boschi, indossate alla Leopolda 2014. La pupilla del premier, dopo lo scandalo di Banca Etruria che ha coinvolto il babbo, è stata scavalcata dal ministro dell'Agricoltura, Maurizio Martina, promesso vicesegretario. «Non a caso abbiamo fatto un ticket», specifica Renzi. Ieri sera Maria Elena ha parlato per ultima, alle 19. Freddini gli applausi.

DALLA TECNO A BAGLIONI

Gli antichi amori non si scordano. Baglioni è uno di questi, caro amico di tante piazzate, sempre al suo fianco, dal camper in poi. La colonna sonora del Lingotto, parte dall'elettronica di Kruder & Dorfmeister, e si arrende a «Questo piccolo grande amore». Prima l'Inno di Mameli, poi Robbie Williams. L'età media è alta e, dunque, gradisce. Un migliaio di teste bianche commentano il loro amato Renzi. «Voglio solo guardarlo!», dice una signora in estasi. Non regala più i brividi del rottamatore anno 2013, ma risolleva un elettorato deluso dal 4 dicembre. E allora «sarà, sarà, sarà, quel che sarà...».

RISPUNTA LA PAROLA COMPAGNO

Renzi fa il piacione come al solito. Leopoldizza il congresso. Anche se dice di aver dismesso l'aria da bullo. E ora, per accaparrarsi più consensi possibili, strizza l'occhio alla vecchia e cara sinistra ex Pci: «Dobbiamo restistuire senso alla parola compagno». Termine che in questi giorni era sulla bocca di tutti, come se finalmente si fossero liberati da un peso opprimente al petto. Anche allo storico comunista Giuseppe Vacca (78 anni) non è parso vero e chiude il suo intervento con «auguri compagni!». In onore di questi vecchi comunisti Renzi annuncia anche una scuola di partito che formi la nuova classe dirigente («Frattocchie 2.0»), diretta dallo psicanalista Massimo Recalcati.

EUROPA SÌ, EUROPA NO

Sull'Europa fa il vago. È contro l'austerity, contro i tecnici italiani (alla Mario Monti e forse pure Enrico Letta) e gli euroburocrati. Ritrova ritmo e verve. Ritira fuori l'elezione diretta del presidente della Commissione Ue. Anche se è una ribollita: Renzi aveva già giocato questa carta alle Europee del 2014, ma oggi al Lingotto ci stava bene. La vecchia e cara Europa veste in ogni stagione. Salvo poi portarla in soffitta quando passa di moda.

MY FRIEND BOB

Gli Stati Uniti non possono mai mancare. I riferimenti agli Usa, a Obama e ai Kennedy sono ricorrenti nel racconto renziano. E così arriva la piattaforma digitale Bob, in onore di Kennedy e in concorrenza alla Rousseau del M5s. Poi però paraculeggia e porge un «saluto» cortese alla sindaca di Torino, Chiara Appendino. Nella grande famiglia renziana c'è posto per tutti. Anche per l'ipocrisia.

NUGNES E L'ANTIGIUSTIZIALISMO

Non meraviglia che Renzi abbia invitato Tommaso Nugnes, figlio di Giorgio Nugnes, assessore della giunta Iervolino a Napoli, che nel 2008 si suicidò dopo essere stato investito dall'inchiesta della procura partenopea (pm De Magistris) su Alfredo Romeo, l'imprenditore di nuovo in carcere a seguito al caso Consip. La nuova metrica di Renzi è l'antigiustizialismo tirato fuori come asso vincente anche per il caso della vicenda del consigliere regionale Pd della Campania (ed ex presidente regionale del Pd), Stefano Graziano, scagionato dal reato di corruzione elettorale (era stato indagato per concorso esterno in associazione camorristica). Prima c'era il giustizialismo, ora l'antipolitica.

Prima Di Pietro, ora Emiliano.

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