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La Bocca della Verità ora si paga: due euro per la foto-simbolo

Federico Malerba

La foto con la mano nella Bocca della Verità è un grande classico di tutte le «Vacanze romane», almeno da quando il film con Audrey Hepburn e Gregory Peck la rese celebre in tutto il mondo. E forse anche perché in pochi sanno che il mascherone murato in una parete della chiesa di Santa Maria in Cosmedin, diventato ormai uno dei simboli della città eterna, in origine era un umile chiusino: nella migliore delle ipotesi inghiottiva acque piovane, nella peggiore quelle di una cloaca.

Se questa scultura obiettivamente non eccezionale è diventata celebre quasi come il Colosseo o la Fontana di Trevi il merito è delle leggende che nei secoli è stata capace di ispirare. Quella più famosa risale al medioevo, quando le guide ne parlavano come di un oracolo che poteva essere utilizzato per mettere alla prova la fedeltà delle mogli: le mani delle fedifraghe, infatti, sarebbero rimaste incastrate nella cavità smascherando le loro menzogne.

Chi passa da quelle parti è abituato a vedere lunghe code di visitatori che in ogni stagione e a ogni ora del giorno attendono pazientemente il loro turno per mettersi in posa, lasciando poi un obolo a loro discrezione. Eh sì, perché come molte attrazioni turistiche italiane fino a pochi giorni fa la Bocca della Verità non era a pagamento. Poi però all'inizio di agosto il rettore di Santa Maria in Cosmedin si è fatto due conti e ha pensato che per finanziare la manutenzione della scultura e soprattutto il restauro della basilica poteva essere conveniente mettere un biglietto d'ingresso: e così adesso chi vuole farsi fare la foto simbolo deve sborsare due euro. Sembra che almeno in questo primo mese la tassa non abbia minimamente intaccato il flusso dei turisti, che continuano a visitare questa sorta di «Mecca» del selfie capitolino senza farsi intimorire. A dimostrazione del fatto che si potrebbe avere meno pudore nel capitalizzare un patrimonio artistico che nel nostro paese è tanto sterminato quanto, troppo spesso, sottovalutato e poco sfruttato.

Questa almeno è la riflessione più gettonata dai romani che hanno commentato la notizia sui social network: «Due euro sono pure pochi - scrive un patriota acchiappa-like -, io vado in giro per l'Europa pagando per vedere cose anonime e tu che vieni a Roma vuoi vedere tutto gratis?». Ma c'è pure chi invoca una distinzione sostaziale: «Il biglietto non dovrebbe valere per i residenti, che già devono pagare delle tasse comunali altissime».

Il punto però è che in questo caso ad esigere il ticket non è il Comune ma un ente religioso, e allora via alle polemiche su Imu e dintorni. «Chi ci dice che quei soldi verranno veramente utilizzati per i restauri?», scrive un utente particolarmente malfidato.

Un'idea: perché non risolvere il problema chiedendo al rettore di mettere la mano nella Bocca?

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