Boccata d'ossigeno per Latorre: l'India concede altri 3 mesi in Italia

La Corte Suprema indiana ha concesso altri tre mesi di convalescenza in Italia a Massimiliano Latorre. Il marò è stato recentemente operato al cuore e ieri è stato dimesso dall'Istituto Besta di Milano, dove era ricoverato per degli accertamenti neurologici. «Permane la necessità di un prosieguo delle terapie e un attento monitoraggio nelle prossime settimane dell'evoluzione della sua situazione clinica», hanno detto i medici dell'ospedale. E così i giudici di New Delhi non potevano fare altro che permettergli di continuare le cure. Una decisione diversa avrebbe di certo scatenato una reazione internazionale, indebolendo la posizione dell'India nel contenzioso con l'Italia. Ma la questione rimane aperta. Salvatore Girone, l'altro marò coinvolto nell'incidente del 17 febbraio di tre anni fa, è ancora bloccato a New Delhi. E per Latorre sono state rinnovate le garanzie scritte che, a fine convalescenza, ritornerà in India. Quindi, di fatto, la situazione non è cambiata. Il nostro governo parla di «notizia positiva» e di «riconoscimento delle autorità indiane», ma allo stesso tempo ammette che «bisogna lavorare a una soluzione definitiva». Sono le identiche parole che sentiamo da tre anni. «Bisogna lavorare»? Che cosa significa, che fino adesso non lo hanno fatto? Pare proprio di sì, visti i risultati. Hanno sempre saputo che il caso non poteva essere risolto per via giudiziaria e ieri, a ufficializzarlo, è stato l'ex ministro degli Esteri indiano, Salman Kurshid. «La vicenda non potrà mai risolversi nei tribunali - ha detto Kurshid, che ha guidato la diplomazia indiana fino a pochi mesi fa -. Sono convinto che la soluzione debba essere politica e che i due militari devono essere rimandati in Italia perché, al punto in cui siamo, il caso appare irrisolvibile». Non è una sorpresa, ma è quello che noi sosteniamo dal primo giorno in cui hanno arrestato i nostri marò. Non sembra però sia entrata mai nella testolina dei nostri premier e ministri, che hanno sempre avuto a disposizione gli strumenti per chiudere questa pagina sconfortante per l'Italia, ma non li hanno mai usati.

Perciò non basta dire che «bisogna lavorare», ma bisogna subito mettere in atto le azioni politiche e diplomatiche indispensabili per la liberazione dei nostri militari. Se gli stessi indiani ammettono di non sapere come uscirne, diamogli una mano, mettendo loro anche un po' di sale sulla coda.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica