
Donald Trump dà il via alla missione in Medio Oriente che lo porta in Arabia Saudita, Qatar ed Emirati Arabi, il primo viaggio internazionale di alto livello del suo secondo mandato (fatta eccezione per la visita a Roma per i funerali di Papa Francesco) in tre paesi del Golfo ricchi di risorse energetiche, che vogliono consolidare la propria posizione di indispensabili partner economici e di sicurezza degli Stati Uniti. Il tycoon è accompagnato, tra gli altri, dal segretario alla Difesa Pete Hegseth, da quello al Commercio Howard Lutnick, oltre che dal segretario di Stato Marco Rubio. Oggi Trump è a Riad, dove incontrerà anche i leader dei sei Stati del Consiglio di Cooperazione del Golfo (oltre ad Arabia Saudita, Emirati e Qatar anche Bahrein, Kuwait e Oman), la cui influenza diplomatica continua a crescere. Con i sauditi l'anno scorso Washington era vicina a finalizzare un patto storico di difesa e commercio, che si è arenato a causa dell'insistenza di Riad sull'impegno di Israele a intraprendere un percorso verso la creazione di uno stato palestinese. L'obiettivo del comandante in capo è ottenere un investimento di mille miliardi di dollari in aziende Usa, basandosi su un impegno iniziale di 600 miliardi promesso dal principe ereditario Mohammed bin Salman.
In Qatar, invece, The Donald dovrebbe vedere l'ufficializzazione del dono da parte della famiglia reale di un Boeing 747-8 extra-lusso da usare come Air Force One, che ha già scatenato una bufera da parte dei democratici, i quali parlano di «corruzione». Trump difende il piano della sua amministrazione di accettare il regalo (il più costoso mai ricevuto, con un valore stimato intorno ai 400 milioni di dollari), sottolineando che sarebbe «stupido» a rifiutare: «Penso sia un bel gesto, sono molto grato. Non sono uno che rifiuta un'offerta del genere». E su Truth precisa: «Il fatto che il dipartimento della Difesa ottenga gratis un 747 per sostituire temporaneamente un Air Force One vecchio di 40 anni è una transazione trasparente». Il velivolo, che il tycoon ha avuto modo di vedere con i suoi occhi in febbraio mentre era parcheggiato al West Palm Beach International Airport, è talmente lussuoso da essere stato soprannominato un «palazzo reale volante». Intanto pure il dipartimento di Giustizia e i legali della Casa Bianca assicurano che il dono è «legalmente ammissibile», a patto che la sua proprietà sia trasferita alla biblioteca presidenziale di Trump prima della sua uscita dalla Casa Bianca. L'aereo sarà sottoposto a modifiche per rispondere ai requisiti militari richiesti per ogni velivolo usato per il trasporto di un presidente. Modifiche che, comunque, dovrebbero consentire di rispettare i tempi dettati, ovvero avere un nuovo aereo nel 2025.
Intanto, dopo l'incontro con l'inviato Usa Steve Witkoff e l'ambasciatore Mike Huckabee a Gerusalemme, il premier israeliano Benjamin Netanyahu «ha ordinato l'invio di una delegazione oggi a Doha per i negoziati sugli ostaggi». Un annuncio arrivato poco prima del rilascio dell'israeliano-americano Edan Alexander da parte di Hamas.
Ultima tappa del viaggio di Trump, invece, è Abu Dhabi (sempre che non decida di volare a Istanbul per i colloqui tra Ucraina e Russia): a marzo gli Emirati hanno annunciato un piano di investimenti da 1.400 miliardi di dollari in dieci anni incentrato su intelligenza artificiale, semiconduttori, produzione manifatturiera ed energia.
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