"Ogni bomba sganciata su bersagli che possono anche non essere militari è un regalo a Daesh". Il presidente della Camera Laura Boldrini, in un'intervista a La Stampa, dice la sua su come combattere lo Stato Islamico. "Su una cosa non deve esserci fraintendimento - aggiunge - non possiamo permetterci di non reagire: dobbiamo combattere e sconfiggere Daesh" ma "è farlo con efficacia", senza consentire al Califfato di "ergersi a paladino dei sunniti che, bistrattati dagli occidentali, trovano in esso il solo difensore".
La Boldrini parla di una guerra non convenzionale che si può vincere soltanto impedendo all'Isis di vendere il petrolio siriano per acquistare armi "attraverso triangolazioni imbarazzanti" e perciò è necessario che l'Europa sia più unita abbia "una sola voce". "Guardi le intelligence che non si parlano per gelosia, anche dopo quello che è successo. Ma che dobbiamo aspettare?", dice l'ex portavoce dell' Unhcr. E poi arriva sibillina la svolta che non ti aspetti con un'apertura timida a Putin come alleato nella lotta al terrorismo: "È necessario essere più attivi - dice la Boldrini - nel contrasto digitale di Daesh, che sul web recluta e addestra. Agendo nel quadro d'un negoziato aperto a tutti. Anche a Putin".
La possibilità che Assad abbia un ruolo nella transizione, invece, non è neppure contemplata: "I 300mila morti in Siria non sono solo vittime di Daesh - sottolinea Boldrini - Assad bombardava i villaggi. Ha enormi colpe. Difficilmente chi è parte del problema può rimanere. Magari può essere parte di un inizio di lavoro. Ma lì finisce. Perché non c'è pace senza giustizia".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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