Gianpaolo Iacobini
Attacco al cuore dello Stato. I simboli parlano. E questo dicono dell'attentato incendiario consumato nella notte tra sabato e domenica scorsi a Bologna, contro la stazione carabinieri di Corticella: chi ha colpito ha voluto lanciare un segnale chiaro e forte alle istituzioni. Non ci sono stati morti né feriti, ma tanti danni e ora anche molta preoccupazione per quel che appare come un salto di qualità nella strategia del terrore, quale che sia la mano che ha azionato l'innesco: negli ultimi tempi proprio il capoluogo emiliano era stato teatro di sabotaggi incendiari nei cantieri dell'Alta Velocità, consegna di congegni inesplosi ad uffici postali e di lettere con polvere simil antrace a ditte impegnate nei centri di accoglienza dei migranti, ma mai nel mirino erano entrate le forze dell'ordine e le loro sedi.
La svolta poco dopo le 2.30 di domenica. A far da bersaglio gli uffici dell'Arma in via san Savino. Gli unici due presenti nella struttura si trovavano nei loro alloggi, al piano superiore, quando tre uomini incappucciati si sono avvicinati al portoncino blindato, lasciando nelle vicinanze due taniche piene di liquido infiammabile fatte esplodere dando fuoco alla miccia. Lunga abbastanza da permettere al terzetto di dileguarsi prima della violenta deflagrazione, capace di scardinare la porta e svegliare la città nel raggio di un chilometro. La scena è stata ripresa dalle telecamere di sorveglianza. E sulle immagini catturate dall'occhio del grande fratello si lavora adesso per raccogliere elementi utili alle indagini.
In mancanza di rivendicazioni, la pista al momento più accreditata resta quella che conduce alla galassia anarco-insurrezionalista, come ha confermato il ministro all'ambiente Gian Luca Galletti, giunto sul posto di buon mattino insieme al comandante regionale dei carabinieri Adolfo Fischione: «Sappiamo che qui operano gruppi anarchici: il primo pensiero è quello. Vedremo».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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