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Bolsonaro caccia il ministro della Difesa. Lasciano (in polemica) i vertici militari

Sei gli uomini della squadra di governo sostituiti per garantirsi il sostegno centrista. Forze armate in rivolta: crisi democratica

Bolsonaro caccia il ministro della Difesa. Lasciano (in polemica) i vertici militari

È un Bolsonaro sempre più in difficoltà quello che l'altroieri ha cambiato sei ministri. Il più grande rimpasto di governo da quando il primo gennaio 2019 il presidente brasiliano si è insediato a Palácio do Planalto.

Più importante di tutti è la rinuncia del generale Fernando Azevedo e Silva, il ministro della Difesa uscente e che sino a ieri era la cinghia di trasmissione di Bolsonaro sia con i generali che comandano Esercito, Aeronautica e Marinaverdeoro, sia con la Corte Suprema (STF) che in Brasile ha assunto sempre più potere negli ultimi anni.

Un'uscita di scena, quella di Azevedo, che è un vero proprio terremoto per la tenuta del governo brasiliano. Del resto la reazione non si è fatta attendere e, dopo l'annuncio della rinuncia del ministro della Difesa, l'altro ieri sera i vertici delle tre Forze armate brasiliane si sono prima riunite tra di loro, senza coinvolgere Bolsonaro. A stretto giro di posta, ieri pomeriggio, i tre generali generali alla guida delle Forza armate hanno poi rassegnato le dimissioni in segno di protesta. Una crisi militare inedita, che a detta dei media brasiliani che si oppongono ferocemente a Bolsonaro (quasi tutti) indica la mancanza di disponibilità dei vertici in divisa a partecipare a qualsiasi avventura autoritaria.

Con queste dimissioni a catena quello che Bolsonaro intendeva essere solo un rimpasto per soddisfare le richieste dei parlamentari del centro, apre scenari imprevedibili e, soprattutto, denota la difficoltà del presidente.

Per la cronaca Azevedo è stato sostituito da Braga Neto, sino a ieri ministro della Casa Civil, il ministero più importante qui. Degna di nota anche la rinuncia del ministro degli Esteri, Ernesto Araujo, la cui testa era stata chiesta da molti esponenti del Parlamento nei giorni scorsi. In questo caso l'ultima goccia che avrebbe fatto traboccare il vaso sarebbe stato un tweet dello stesso Araújo che accusava una ex ministra di Dilma di fare lobby per la Cina sul 5G. Inutile la cancellazione del tweet e anche lui l'altroieri si dimetteva, sostituito da Carlos França, un diplomatico di carriera vicino e, sino a poco tempo fa, a capo del cerimoniale dell'Itamaraty, il ministero degli esteri brasiliano.

Sostituito anche il ministro della Giustizia con un capo della Polizia, quello dell'avvocatura generale dello Stato, il ministro della segreteria di governo e il già citato ministro della Casa Covil, passato alla Difesa con nomi graditi al centro.

Staremo a vedere quali saranno gli esiti sul fronte dei vertici militari che, sino ad oggi, sono stati la colonna portante del governo Bolsonaro. Presidente sempre più in difficoltà, anche a causa della pandemia (ieri 1.200 morti solo nella città di San Paolo) che sta battendo ogni record e per i lockdown imposti dai governatori, chiusure che invece il presidente non vorrebbe fossero così rigide. Soprattutto per le minacce dei parlamentari del centro (dal ritorno della democrazia sempre imprescindibili per la tenuta di qualsiasi presidente) di mollarlo, a meno di non ricevere ulteriori concessioni.

Perciò Bolsonaro ha dovuto fare il rimpasto distribuendo un po' di incarichi dopo che un altro generale, EduardoPazuello, aveva lasciato settimana scorsa la guida del ministero della Salute.

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