Torna la paura a New York, dove è stata sfiorata la strage in uno dei luoghi più affollati della città, la stazione degli autobus di Port Authority, a due passi da Times Square. È stato un tentato «attacco terroristico», ha detto il sindaco Bill de Blasio, sottolineando però che in questo momento «non c'è nessun'altra minaccia» per la Grande Mela. Intorno alle 7.20 di ieri mattina l'aspirante attentatore suicida Akayed Ullah, 27enne originario del Bangladesh, ha fatto esplodere un ordigno artigianale che aveva indosso in un passaggio pedonale tra la fermata della metropolitana di Times Square e Port Authority, uno degli snodi di traffico pubblico maggiori della città, con circa 230mila passeggeri al giorno. La stazione, chiusa immediatamente dopo l'attacco, è stata riaperta alcune ore dopo. Il giovane, che ha subito ustioni alle mani e all'addome, è stato preso in custodia e portato al Bellevue Hostpital, dove gli agenti dell'Fbi lo hanno interrogato. Altre tre persone vicino a lui sono rimaste ferite in modo lieve. Dalle prime ricostruzioni si è appreso che potrebbe avere azionato il detonatore prematuramente.
Ullah, a New York da sette anni, vive a Brooklyn, e ha un regolare permesso di residenza negli Usa. Per la tentata strage ha utilizzato un «tubo-bomba», fabbricato con materiali come chiodi, viti o altri piccoli oggetti metallici. Un'arma fatta in casa, di quelle «consigliate» su tutti i siti jihadisti, come le pentole a pressione riempite di chiodi utilizzate nella strage alla maratona di Boston nel 2013. Intanto si sta indagando sul movente: agli investigatori - come riferito da alcuni fonti - Ullah avrebbe detto di aver «agito per vendetta». «Hanno bombardato il mio Paese e volevo fare del male qui», avrebbe affermato, pur se non è chiaro a quali bombardamenti si riferisse visto che il Bangladesh è un alleato degli Stati Uniti. Mentre secondo fonti investigative citate dalla Cnn l'attentatore avrebbe legato il suo gesto alle azioni di Israele contro la popolazione di Gaza. Da subito c'è chi ha ricordato che l'attacco è arrivato pochi giorni dopo l'annuncio del presidente Donald Trump su Gerusalemme, che sta provocando scontri in Medio Oriente. La Casa Bianca, con la portavoce Sarah Sanders, sottolinea come «l'obiettivo del presidente è distruggere le ideologie del male. E continua a far pressione per la riforma dell'immigrazione, per impedire a persone come l'attentatore di entrare negli Usa.
«Questa è New York, la nostra realtà, quella con cui dobbiamo fare i conti. Siamo un obiettivo internazionale», ha detto il governatore dello stato, Andrew Cuomo, commentando l'esplosione. «Dobbiamo andare avanti tutti insieme - ha aggiunto, definendo l'incidente - uno dei nostri peggiori incubi». «Come newyorkesi, le nostre vite ruotano attorno alla metropolitana», ha sottolineato il sindaco de Blasio, giunto immediatamente sul posto come Cuomo. «Grazie al cielo l'attentatore non ha raggiunto il suo obiettivo finale», ha continuato de Blasio, precisando che ha agito da solo e non sono stati trovati altri ordigni.
Ullah è stato un ex autista di vetture a noleggio dal 2012 al 2015, quando gli è scaduta la licenza. La New York Taxi and Limousine Commission ha invece escluso - come emerso in un primo momento - che sia stato un tassista degli iconici yellow cab di Manhattan. Il giovane non aveva alcun precedente in Bangladesh, dove si era recato per l'ultima volta lo scorso 8 settembre.
Intanto, i testimoni hanno raccontato che dopo l'esplosione la stazione è stata invasa dal fumo, mentre i pendolari fuggivano in tutte le direzioni in preda al panico. «Non appena abbiamo sentito lo scoppio - ha dichiarato Christina Bethea, addetta alla sicurezza nella metropolitana - abbiamo iniziato a correre».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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