Guerra in Ucraina

"Bombe sui treni, ma i miei ferrovieri sono degli eroi"

Oleksandr Kamyshin: "Bisogna chiudere subito lo spazio aereo altrimenti per noi sarà la fine"

"Bombe sui treni, ma i miei ferrovieri sono degli eroi"

«I russi continuano sistematicamente a colpire le infrastrutture ferroviarie. In un giorno sono state colpite cinque stazioni a ovest e al centro del Paese. Penso che i nostri macchinisti e ferrovieri siano oltre all'esercito, le persone più coraggiose dell'Ucraina. Sono fiero di loro. Lo sono tutti gli ucraini. Continuiamo a fare il nostro lavoro anche se non siamo protetti dalle bombe e dai missili e per questo vi chiediamo: aiutateci a chiudere lo spazio aereo, tutto il resto lo facciamo da soli, ma non possiamo proteggerci dal cielo».

Oleksandr Kamyshin ha 37 anni ed è l'amministratore delegato delle ferrovie ucraine, cioè l'uomo che guida lo sforzo di un'azienda diventata il pilastro della resistenza di Kiev. Non ha più un ufficio, il quartier generale suo e dei suoi uomini è itinerante e viene allestito ogni giorno all'interno di vagoni e stazioni a seconda delle giornate: «Abbiamo diverse carrozze speciali che usiamo per il nostro team, ma non le utilizziamo al di fuori dell'ovest del Paese perché i russi potrebbero essere in grado di identificarle».

Dall'inizio della guerra le ferrovie hanno tenuto in piedi l'Ucraina. I treni non hanno mai smesso di funzionare, nonostante le stragi e i bombardamenti su stazioni e binari mirati a tagliare i collegamenti.

L'8 aprile un missile ha colpito la stazione di Kramatorsk, nella regione di Donetsk, 52 morti tra i civili che aspettavano di salire sui vagoni che li avrebbero dovuti portare in salvo. I convogli viaggiano tra lunghe deviazioni, a luci spente per rendere i mezzi invisibili ai radar nemici: «Spegnere le luci è la prima misura di sicurezza. E poi muoversi velocemente, non stare fermi troppo tempo in una posizione. Tutti i giorni i russi bombardano stazioni e treni, danneggiano i binari, ma i nostri ferrovieri continuano a riparare i danni. Appena i bombardamenti smettono le nostre squadre vanno sul posto, intervengono. Mi creda, abbiamo imparato a riparare i danni nel giro di ore, non in giorni - ci spiega Kamyshin -. Solo stamattina hanno danneggiato diversi impianti, ma li abbiamo già rimessi in funzione. Questo è ciò che facciamo tutti i giorni, mentre i russi cercano di tagliare le principali linee di collegamento, quelle da Kiev a Kharkiv, da Leopoli a Kiev e quella tra Dnipro e Zaporizhia».

E poi ci sono gli aiuti umanitari che viaggiano sui binari: «In una direzione evacuiamo le persone, e dall'altra portiamo tonnellate di aiuti nei vagoni passeggeri. Quasi 4 milioni di persone sono state evacuate con i treni». C'è il trasporto anche di soldati e armi al fronte: «Non posso dire nulla su questo per ragioni di sicurezza».

Kamyshin non ricorda un solo dipendente che si sia rifiutato di effettuare il servizio per timore delle bombe: «Sono andato in tutte le città dell'est, a Kharkiv, a Dnirpo, molte a a Odessa, nessuno dei nostri lavoratori mi ha mai detto di volere cambiare tratta per questioni di sicurezza, di volerne effettuare una meno pericolosa. Ognuno di loro continua a servire il Paese sul proprio treno anche il più rischioso».

L'ad conta decine di caduti tra ferrovieri e macchinisti: «Più di 70 nostri dipendenti sono morti e oltre 80 sono rimasti feriti, diversi sono stati presi in ostaggio dai russi. Il nostro più grande problema in questo momento è perdere le persone, tutto il resto è qualcosa che possiamo gestire. Perdere le persone no, è qualcosa che non possiamo riparare - riflette Kamyshin -. Tutto il Paese sta combattendo. I militari, gli insegnanti, gli agricoltori, i ferrovieri. Tutti. I russi sono entrati nel nostro Paese per ucciderci. Vinceremo.

Tutti gli ucraini sono uniti per combatterli».

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