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Bonaccini spara sul governo ma vuol abbattere Zingaretti

Il governatore si propone come guida del fronte che va da Sala a Gori: "Il segretario irrobustisca il gruppo dirigente"

Bonaccini spara sul governo ma vuol abbattere Zingaretti

Stefano Bonaccini apre il fuoco contro il governo Conte e prepara la scalata al vertice del Pd. Il governatore dell'Emilia-Romagna, presidente della Conferenza Stato-Regioni, mette nel mirino Palazzo Chigi. Ma punta dritto al Nazareno. Sgomita. Scalpita. Cerca un suo spazio nel campo del centrosinistra.

Nel Pd si è ormai aperta la partita per scegliere l'anti-Zingaretti. Il sindaco di Bergamo Giorgio Gori si è fatto avanti. Ma il fronte, da Beppe Sala a Gori, che vuole defenestrare il segretario dei democratici potrebbe trovare la sintesi su Bonaccini: il presidente (ex renziano), che ha difeso l'ultimo fortino rosso (alle ultime elezioni regionali) contro l'avanzata di Matteo Salvini, ci crede. La Conferenza Stato-Regioni è il terreno su cui costruire una leadership nazionale. La prova di forza con l'esecutivo giallorosso è iniziata ieri: «Col governo bisogna che arriviamo un accordo, o stanzia altri 2 miliardi di euro per le Regioni a statuto ordinario o interrompiamo le relazioni istituzionali», tuona Bonaccini in una videoconferenza sull'assestamento di bilancio 2020 della Giunta emiliana. Parla dall'Emilia Romagna. Ma il messaggio arriva forte e chiaro a Roma: Palazzo Chigi e Nazareno sono i destinatari. Bonaccini sta giocando una partita nazionale per la guida del Pd. Lui non nega ma incalza «Il Pd ha un segretario, tocca a lui rafforzare l'azione di governo, tocca al Pd fare meno parole e più fatti e dare un'anima riformista al governo». A Zingaretti intanto dà un consiglio: «Irrobustisci il gruppo dirigente». Ma per arrivare al risultato usa lo scontro governo-Regioni: «A nome delle Regioni, abbiamo la necessità, altrimenti non riusciamo a chiudere i nostri bilanci», sottolinea Bonaccini. «Entro pochi giorni mi auguro troveremo un accordo politico per avere le risorse che possono arrivare, ma ripeto: noi non ci muoviamo da quella proposta. Se quella proposta non verrà accolta e non troviamo un accordo, noi interrompiamo le relazioni istituzionali». «Sarebbe la prima volta che mi capita da cinque anni in cui faccio il presidente della Conferenza delle Regioni - rimarca Bonaccini -. Siccome io sto lavorando molto bene col governo, ho fiducia». Una minaccia forte. Il ministro per gli Affari regionali Francesco Boccia prova a mediare. Ma il presidente dell'Emilia gioca a tutto campo. E apre anche il fronte sulla scuola. Nel mirino il ministro dell'Istruzione Lucia Azzolina: «Le linee guida che erano state presentate sulla scuola per noi non erano ricevibili. Abbiamo fatto delle controproposte che mi auguro il ministero possa recepire e ho trovato grande disponibilità». La battaglia del presidente rosso produce i risultati. Nel pomeriggio l'intesa sulla riapertura delle scuole si avvicina: «Siamo ad un passo dalla condivisione delle linee guida per la riapertura delle scuole, un testo che già oggi grazie al contributo propositivo delle Regioni e alla collaborazione istituzionale con il ministero risulta nettamente migliorato rispetto alle prime bozze. Abbiamo però chiesto in Conferenza Stato-Regioni un rinvio di 24 ore che consenta un approfondimento dell'ultimo testo del Piano scuola 2020-2021».

Ma intanto, al netto dello scontro su scuola e fondi, al Nazareno è scattato l'allarme: Bonaccini vuole sfilare a Zingaretti la guida dei dem.

Il congresso è sempre più vicino.

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