Bomba giustizia sul M5S: Bonafede scarica Grillo e Di Maio

L'ex ministro della Giustizia si è sentito tradito sulla riforma Cartabia. E rompe con il ministro degli Esteri e il fondatore del Movimento: darà battaglia con Conte

Bomba giustizia sul M5S: Bonafede scarica Grillo e Di Maio

La riforma della Giustizia arriva, come un’altra bomba, su un Movimento 5 Stelle già in frantumi. E provoca un effetto dirompente. Ha sancito la fine di uno storico sodalizio, che sembrava indissolubile, come quello tra il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, capofila dei governisti, e l’ex ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, disposto a tutto per difendere la sua riforma. E l'affondo non ha tardato ad arrivare "Nell’unanimità improvvisata di ieri che ha visto tutti insieme a tutti, si è inevitabilmente e oggettivamente annacquata una battaglia durata dieci anni". E ancora: "Purtroppo, ieri il M5s è stato drammaticamente uguale alle altre forze politiche nonostante fosse trapelata la volontà di un’astensione". La bocciatura è quindi totale: "La norma votata ieri, a mio modesto parere, rischia di trasformarsi in una falcidia processuale che produce isole di impunità e che, comunque, allungherà i tempi dei processi".

La decisione di votare il provvedimento firmato dalla Guardasigilli, Marta Cartabia, è rimasta evidentemente indigesta a Bonafede, che fonti pentastellate avevano definito, fin dalla serata di ieri, “letteralmente furioso”. Secondo quanto apprende ilGiornale.it, ha vissuto il passaggio come una sorta di tradimento politico da parte di Beppe Grillo, che con una telefonata a Mario Draghi ha sbloccato la trattativa, ma soprattutto del suo sodale di sempre, Di Maio, schieratosi a favore del compromesso. E dire che insieme ne hanno passate di tutti i colori. Di Maio è stato sostenuto da Bonafede anche nei momenti più difficili per l’ex capo politico, e Luigi è stato al fianco Alfonso, anche al costo di rischiare una crisi di governo. Basti pensare a quanto accaduto con la riforma della prescrizione ai tempi del Conte bis, quando la caduta dell'esecutivo è stata evitata dall’arrivo dalla pandemia.

Conte "si prende" Bonafede

Ora, dopo qualche giorno trascorso a coltivare dubbi sul suo futuro, Bonafede ha deciso di rompere gli indugi e posizionarsi nel ruolo di contiano doc. Del resto, Giuseppe Conte ha subito fiutato l’aria e ha lasciato subito trapelare le perplessità sull’intesa raggiunta per la riforma ("Non canterei vittoria", dice), dichiarando un implicito sostegno al “suo” ministro della Giustizia. In un complicato braccio di ferro interno, per cui si attende ancora la soluzione, l’ex presidente del Consiglio ha colto l’occasione di portare dalla sua parte una figura che tra i 5 Stelle ha un peso. Peraltro è noto che tra i due ci fosse sintonia. La carriera politica dell’ex avvocato del popolo è nata da un’intuizione di Bonafede. Niente di nuovo sotto questo aspetto.

“Ma ora qualcosa è cambiato”, si lascia sfuggire una fonte parlamentare. Il cambiamento è la faglia apertasi tra Di Maio e Bonafede, tra l’anima vicina a Grillo e quindi più leale al governo Draghi, e la componente che si riconosce in Conte, decisamente più ostile nei confronti dell’esecutivo. A dimostrazione che tra il garante e il leader in pectore “il problema non riguarda solo qualche cavillo sullo statuto”, osservano dal Movimento. Così, per un sodalizio come quello Bonafede-Di Maio che si rompe, c’è uno che si avvia a iniziare: Conte è pronto a salire sulle barricate con Alessandro Di Battista, che non ha mancato di scagliare frecce avvelenate verso i suo ex compagni di viaggio. “Non è vero che Draghi è grillino, sono certi grillini ad essere ormai irrimediabilmente diventati draghiani. Intimoriti o interessati, i ministri a 5 stelle hanno dato prova di incapacità politica, pavidità, accidia e inadeguatezza”, ha scritto Dibba in un articolo su Tpi. Un attacco frontale a Grillo e Di Maio.

Le minacce dei contiani

Eppure “non risultano strascichi”, minimizzano gli uomini vicini al ministro degli Esteri. La situazione è in realtà esplosiva dopo un cdm in cui “ci sono state urla e pugni battuti sul tavolo”, riferiscono fonti ben informate. “Dobbiamo parlare bene tra di noi e valutare attentamente il testo”, è l’avvertimento che giunge dall’area contiana presente in Parlamento e che fa a pugni con la versione edulcorata dei governisti. Insomma, dai fedelissimi dell’avvocato arriva qualcosa che assomiglia alla promessa di battaglia nelle votazioni in Aula. Un’idea che si salda con il pesante malumore.

“Anche questa volta non abbiamo toccato palla, abbiamo appreso tutto a cosa già fatte”. Il problema è così complessivo: “Il Movimento è acefalo, la diatriba tra Grillo e Conte non si sblocca. E tutte le nostre bandierine crollano, una a una”.

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