La Bonino ha imposto il Pd (e chiuso a Renzi)

La Boschi attacca: "Dice no perché nel 2014 non è stata confermata alla Farnesina"

La Bonino ha imposto il Pd (e chiuso a Renzi)

Il pragmatismo dei radicali colpisce ancora. Quel mondo, che ora è diviso, ha sempre combattuto affinché le battaglie di principio potessero trovare dimora pure tra gli scranni parlamentari. La piazza, le iniziative plateali ed i referendum, certo, ma la politica ha bisogno di una sua agibilità istituzionale. Emma Bonino, che non fa più parte del Partito Radicale ma che è la punta di diamante di +Europa, ha spinto affinché Azione di Carlo Calenda stringesse un accordo elettorale con il Partito democratico, abbandonando qualunque velleità da «Terzo Polo». Se è vero che il baricentro di Azione cercava un equilibrio tra chi, come qualche ex forzista, avrebbe preferito una collocazione terza rispetto al centrodestra e al centrosinistra, e chi, come l'ex ministro degli Esteri, ha lavorato per convincere l'ex candidato sindaco di Roma a scegliere l'alleanza organica con Enrico Letta, allora è anche vero che da oggi, all'interno del partito di Calenda, esistono già dei vincitori e dei vinti.

Nel corso della giornata di ieri, è stata Maria Elena Boschi, ex ministro ed esponente di punta d'Italia Viva, a svelare un'altra ragione del passo di avvicinamento al Pd degli azionisti calendiani: «Emma Bonino dice NO a Matteo Renzi perché nel 2014 non è stata confermata ministro degli Esteri. Credo sia meglio costruire il terzo polo anziché vivere di rancori personali», ha scritto via Twitter la Boschi.

In effetti, la stessa Bonino aveva raccontato a Firenze, nel 2017, un episodio chiave: «Renzi mi chiamò dieci minuti prima di annunciare il nuovo governo per dirmi che non mi confermava nell'incarico di ministro. Mi disse: Niente di personale, voglio facce nuove». L'ex candidata alla presidenza della Regione Lazio era il ministro degli Esteri di un esecutivo presieduto, guarda caso, proprio dall'attuale segretario dei dem. La Bonino ha comunque replicato alla Boschi: «È strano come in questo paese la gente attribuisca ad altri i propri sentimenti. Rancori ne avrà la Boschi, non è un tratto del mio carattere. Avrò tanti difetti ma questo no», ha fatto presente la senatrice, mentre era ospite di SkyTg24.

Tornando alle tipicità dell'emisfero radicale, elencare le triangolazioni politico-ideologiche è un esercizio sin troppo semplice: dall'elezione alla Camera nel 1996 in virtù di un accordo con la coalizione di centrodestra, passando per il successo dell'indipendente lista Bonino alle elezioni europee del 1999, per l'esperienza della Rosa nel Pugno in alleanza con i Socialdemocratici nel 2006, dunque per il ministero del Commercio durante il secondo governo guidato da Romano Prodi, per la candidatura da indipendente al Senato con il Pd nelle elezioni politiche successive e via così sino ad arrivare a +Europa, che ha poi trovato una quadra con l'ex ministro dello Sviluppo economico Carlo Calenda.

Oggi si fa un gran parlare del simbolo, della difficoltà di raccogliere le firme in così poco tempo e di altri fattori che avrebbero spinto Azione ad optare per la strada suggerita dall'ex vicepresidente del Senato: forse tutto si spiega meglio ricordando come i radicali abbiano sempre battuto la via pragmatica.

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