Carlo Bonomi crede poco ai ristori per le imprese già pronti per partire verso i conti corrente di aziende ed esercizi commerciali alle prese con il coprifuoco. Teme che i danni all'economia italiana alla fine risultino superiori agli aiuti pubblici, persino quelli messi in campo dall'Europa.
Intervistato da Lucia Annunziata su Mezz'ora in più, il presidente di Confindustria critica aspramente il governo. Per il decreto appena varato, ma anche per le carenze dei mesi passati. «Faccio fatica a capire qual è la direzione» del governo, perché «una settimana fa le palestre» restavano aperte, mentre oggi devono chiudere, ma «il tema non è la palestra, il tema è che noi certe cose le dicevamo ad aprile. Dicevamo che il trasporto pubblico locale era uno dei grandi problemi. Adesso siamo ancora qua fermi. Ci siamo fatti cogliere impreparati e questa volta lo sapevamo».
Da non sottovalutare i disordini di Napoli. «Sono stati messi in atto da alcune frange più oltranziste, ma certamente testimoniano che c'è un disagio sociale» di fronte al quale «il governo deve cambiare metodo».
Bonomi si aggiunge al coro di chi dice che un po' più collegialità non avrebbe guastato. «Penso che il governo debba ascoltare di più le parti sociali, nessuno sapeva quali erano i provvedimenti e poteva contribuire a dare aiuto: credo che il governo debba cambiare metodo. Non li voglio chiamare tavoloni ma dobbiamo lavorare tutti nella stessa direzione, anche il sindacato lamenta il mancato coinvolgimento».
Le conseguenze della seconda ondata sono tutte da pesare. Il presidente degli industriali ricorda che le previsioni del centro studi di Confindustria per il 2020 avevano stimato un calo del Pil del 10%. Ma «se le misure restrittive andranno avanti» potrebbe segnare un «meno 11-12%, con un danno per l'economia di 216 miliardi, superiore ai fondi del Recovery Fund». L'Italia deve «portare a casa tutte le risorse, anche quelle del Mes».
Le stretta del governo è caduta in momento delicato dei rapporti con Confindustria. A inizio mandato a viale dell'Astronomia Bonomi aveva dato voce ai malumori delle imprese verso un esecutivo ostile. Le ultime decisioni stanno allontanando il mondo dell'economia dal governo, lasciando poco spazio a una ricomposizione necessaria al governo Conte. Difficile fare scelte incisive senza una interlocuzione con Confindustria.
Un segno tangibile di queste difficoltà è il giudizio di Bonomi verso il decreto Ristoro annunciato dal premier Conte con enfasi. Il piano con contributi a fondo perduto è giusto.
«Affrontare questo tema è importante - spiega - non possiamo lasciare nessuno senza reddito in Italia in un momento come questo. Ma dobbiamo anche essere trasparenti nell'affermazione che sono già pronti: da maggio abbiamo ancora 12mila persone che aspettano l'erogazione della cassa integrazione pagata dallo Stato». Scarsa fiducia, quindi, nella capacità del governo di rispondere in maniera adeguata.
Ma la fiducia per Bonomi è anche la più potente medicina per fare ripartire il Paese.
«Dobbiamo ricreare la fiducia, altrimenti questi provvedimenti non avranno mai efficacia».La trasmissione della Rai è stata anche l'occasione per rispondere a chi lo accusa sui contratti. «Attacchi strumentali». E per smentire le voci di vendita del quotidiano Il Sole 24 ore.
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