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Bonus e sussidi. Nei programmi di Pd e M5S c'è il solito assistenzialismo

Superbonus, salario minimo e reddito di cittadinanza da rafforzare per il M5s. E poi c'è il Pd che corteggia il suo storico elettorato di riferimento

Bonus e sussidi. Nei programmi  di Pd e M5S c'è il solito assistenzialismo

Superbonus, salario minimo e reddito di cittadinanza da rafforzare per il M5s. E poi c'è il Pd che corteggia il suo storico elettorato di riferimento, con la proposta di aumentare gli stipendi a insegnanti e lavoratori dipendenti e la discussa idea dei 10mila euro di dote da regalare ai diciottenni. Gli esponenti grillini e di centrosinistra si chiedono da settimane dove siano le coperture per alcuni punti programmatici del centrodestra, in testa flat tax e aumento delle pensioni minime, ma più che altro è il programma dei vecchi giallorossi che sembra tutto improntato all'aumento della spesa pubblica.

Sono soprattutto i grillini a non badare a spese. Oltre al limite di due mandati esteso ai parlamentari degli altri partiti e allo stop ai cambi di casacca, proposto dal partito che ne ha subiti più di tutti dall'inizio della legislatura, il Movimento riparte dai soliti cavalli di battaglia. Tra assistenzialismo e decrescita felice, bonus e riduzione dell'orario di lavoro. È il ritorno a quel «lavorare meno, lavorare tutti» che è il mantra del sociologo Domenico De Masi, tra gli ideologi del grillismo e amico di Giuseppe Conte e Beppe Grillo. Le ricette economiche sono sempre le stesse. E allora via con il ritorno del cashback di Stato, una misura costata ai contribuenti circa 1,75 miliardi di euro e sospesa dal governo di Mario Draghi. E così nel programma dei Cinque Stelle di Conte si legge: «Introduzione di un meccanismo che permetta l'immediato accredito su conto corrente delle spese detraibili sostenute con strumenti elettronici». Poi c'è il capitolo Superbonus, un altro provvedimento criticato a più riprese da Draghi, di fatto una delle misure su cui il M5s ha impostato la sua campagna di logoramento del governo di unità nazionale. Sulla cessione dei crediti i grillini propongono di «stabilizzare l'innovativo meccanismo che ha decretato il successo del Superbonus, che è in grado di mettere a disposizione di famiglie e imprese ingente liquidità e che può essere esteso ad altre agevolazioni per investire a costi ridotti nella transizione ecologica». Ne deriva la conferma e la stabilizzazione del Superbonus a cui si andrebbe ad aggiungere «un nuovo superbonus energia imprese, sempre basato sulla circolazione dei crediti fiscali». Bis per un provvedimento che è costato allo Stato circa sei miliardi di euro più altri sei miliardi di euro di truffe ai danni delle casse pubbliche, secondo quanto dichiarato dal ministro dell'Economia Daniele Franco.

A proposito di truffe, il pensiero va subito al reddito di cittadinanza. Conte addirittura pensa a un «rafforzamento» del sussidio, ma anche il segretario dem Enrico Letta lo ha inserito nel suo programma, seppure facendo riferimento a «interventi migliorativi» sulla legge bandiera dei pentastellati. Non è un caso che il ministro del Lavoro del Pd Andrea Orlando non abbia escluso un ritorno di fiamma con il M5s, anche perché non mancano i punti di contatto tra i due partiti. Non solo il reddito di cittadinanza, al Nazareno pensano di confermare pure il Superbonus, ma con una differenziazione in base all'Isee delle famiglie. Stesso discorso vale per il salario minimo, che è una delle punte di diamante anche delle proposte dell'Alleanza tra Verdi e Sinistra Italiana. Grillini e rossoverdi puntano a portarlo a nove euro lordi all'ora, il Pd prevede l'introduzione del salario minimo ma in questa legislatura non è stato d'accordo con i Cinque Stelle sull'importo della paga oraria.

Il M5s nel programma pubblicato ieri va oltre. E propone la «sperimentazione di una riduzione dell'orario di lavoro soprattutto nei settori a più alta intensità tecnologica», la «riduzione dell'orario di lavoro a parità di salario». Un vecchio cruccio di Grillo, oltre che del sociologo del lavoro De Masi. Ricchi premi e cotillons non mancano nemmeno nel libro dei sogni del Pd. Dall'aumento degli stipendi dei docenti per un costo che va dai sei agli otto miliardi di euro, a una mensilità in più per i lavoratori dipendenti. E poi la realizzazione di «500mila alloggi popolari nei prossimi dieci anni», «trasporti pubblici gratuiti per studenti e anziani» e un «contratto energetico sociale per famiglie a reddito medio-basso».

Altro che coperture.

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