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Boris deporta i migranti. La Corte europea lo ferma

Bloccato all'ultimo momento l'allontanamento di uno dei richiedenti asilo. È battaglia legale

Boris deporta i migranti. La Corte europea lo ferma

Verso il Ruanda o forse no. Ieri, dopo aver portato a casa l'autorizzazione a procedere da parte dell'Alta Corte - che ha definito legittimo il provvedimento del governo di deportazione dei migranti clandestini - il primo volo diretto nel Paese centro africano era programmato dal sito di Boscombe Down del ministero della Difesa a Salisbury per le 22.30 ora italiana. Un intervento dell'ultima ora della Corte Europea dei Diritti dell'uomo ha messo in forse il decollo, ordinando di bloccare il trasferimento di uno degli uomini che avrebbero dovuto essere portati a Kigali. Decisione che, secondo fonti del Guardian, avrebbe dovuto estendersi anche agli altri. E mentre gli attivisti continuavano a manifestare in strada, l'esecutivo ha ribadito l'intenzione di proseguire sulla strada tracciata mesi fa dal ministro degli Esteri Liz Truss.

Ieri, lo stesso premier Johnson ha difeso a spada tratta il progetto. «Ho sempre saputo che un simile schema si sarebbe tirato dietro un gran numero di ricorsi legali - ha detto il capo del governo - e per questo c'è la necessità di cambiare la legge in materia». È infatti grazie a questi ricorsi che meno di 10 dei 37 dei soggetti che avrebbero dovuto venir deportati, erano presenti sul volo. Quattro uomini, proprio ieri, hanno perso l'appello presentato al tribunale inglese. Uno di loro, un venticinquenne curdo-iraniano, ha dichiarato alla Bbc di «preferire la morte» piuttosto che essere mandato in Ruanda. Mentre attendeva la decisione dei giudici, con l'aiuto di un interprete, ha raccontato di essere stato rapito da alcuni trafficanti di uomini mentre cercava di raggiungere il Regno Unito e di aver subito abusi di ogni genere. Ai giornalisti ha detto che si sarebbe aspettato molto di più dal governo inglese. «Da quando ho saputo che sarei stato mandato via - ha dichiarato - a malapena riesco a buttar giù un boccone o a parlare con qualcuno. Non mi do pace. Preferisco morire che essere trasferito in quel posto».

Solo quest'anno, circa 10.500 clandestini sono arrivati sulle coste inglesi in piccole imbarcazioni di fortuna rischiando di perire durante la traversata e martedì oltre 270 sono giunti a Dover. Nel corso del consiglio di gabinetto di ieri, Johnson ha confermato di voler combattere l'immigrazione clandestina con tutte le sue forze. «L'obiettivo principale - ha spiegato il premier - è tirare una linea tra l'immigrazione autorizzata dal governo, che arriva nel Paese attraverso vie sicure e legali e quella che invece attraversa il Canale utilizzando metodi illegittimi e pericolosi. È questa che intendiamo bloccare». Il dispendio di mezzi e di denaro utilizzato per i trasferimenti non sembra turbare nemmeno il ministro Truss che a proposito dell'esiguo numero di soggetti presenti sull'aereo ieri ha detto: «Se le altre persone non saranno sul volo di oggi, verranno imbarcate nei prossimi». Glissando sull'esatto costo del trasporto, Truss ha ricordato il prezzo «enorme» pagato al traffico di esseri umani e all'immigrazione clandestina. Johnson ha anche accusato i legali che rappresentano i migranti di «incoraggiare il lavoro delle bande criminali». «È fuorviante e pericoloso per il primo ministro suggerire che i nostri avvocati stiano facendo qualcosa di diverso dal loro lavoro» è stata la replica secca della controparte.

E in una lettera aperta al Times anche i capi della Chiesa d'Inghilterra hanno preso posizione contro la politica del governo definendo il piano «una politica immorale che fa vergognare la Gran Bretagna».

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