Boris fa infuriare Parigi "Riprendetevi i migranti"

Il premier inglese pubblica su Twitter la lettera a Macron. La Francia: "Inaccettabile"

Boris fa infuriare Parigi "Riprendetevi i migranti"

Con una mossa in stile Donald Trump (prima che venisse bannato da Twitter), Boris Johnson scatena un nuovo putiferio con la Francia, appena 48 ore dopo la tragedia in cui martedì 27 profughi sono morti nel Canale della Manica, nel tentativo di raggiungere il Regno Unito dalle coste francesi. Il primo ministro inglese pubblica un tweet in cui rende pubblica la lettera inviata a Emmanuel Macron, una missiva in cui chiede al presidente francese di riprendere tutti i migranti arrivati nel Regno Unito senza autorizzazione, cioè di «lavorare immediatamente a un accordo bilaterale sui rimpatri con la Francia» e con «l'Unione europea».

Il risultato è che in poche ore salta l'invito di Parigi a Londra per il vertice interministeriale organizzato dalla Francia e previsto per domani a Calais, al quale parteciperà la Commissione europea e i ministri incaricati del dossier immigrazione di Belgio, Paesi Bassi e Germania, ma non la ministra dell'Interno britannica Priti Patel, che avrebbe dovuto avere un colloquio con il ministro dell'Interno francese Gérald Darmanin. Come se non bastasse, nelle stesse ore riparte pure la guerra delle capesante, con i pescatori francesi che bloccano per due ore il tunnel della Manica per fare pressing sul Regno Unito e ottenere il rispetto degli accordi post-Brexit, cioè le licenze di pesca che non sono state confermate.

La tensione tra Londra e Parigi si alza come le onde sul Canale. «Inaccettabile», definisce Parigi la lettera di Johnson. «Una provocazione», la chiama l'ex negoziatore della Ue per la Brexit, Michel Barnier, uno dei possibili contendenti di Macron alle prossime presidenziali. «Povera nella sostanza e totalmente fuori luogo nella forma», dichiara sdegnato il portavoce del governo francese, Gabriel Attal. «Povera perché non rispetta tutto il lavoro della nostra guardia costiera, dei nostri agenti di polizia, gendarmi e soccorritori in mare, che dall'inizio dell'anno hanno salvato 7.500 persone. Abbiamo piuttosto bisogno che gli inglesi inviino agenti di protezione in Francia - - insiste Attal - per esaminare le domande di asilo che li riguardano dal territorio francese». Quanto alla forma, è il presidente Macron a ridicolizzare il metodo Johnson, sollecitato in conferenza stampa dopo l'accordo del Quirinale con Mario Draghi a Roma: «Sono sorpreso dai metodi quando non sono seri. Tra dirigenti non si comunica su temi come questi attraverso tweet o lettere».

Tra le due sponde della Manica si gioca ancora e chissà per quanto allo scaricabarile. Ma Johnson non arretra di un millimetro. «Non sono pentito», dice della lettera. E ne fa una questione di trasparenza: «Il pubblico giustamente vuole sapere quello che stiamo facendo». Il nodo politico è sempre lo stesso. Macron si gioca la rielezione all'Eliseo in primavera e adesso anche Johnson, seppur blindato da una maggioranza di ferro conquistata alle ultime elezioni, comincia a rischiare. Dallo scandalo del secondo lavoro dei parlamentari conservatori alla riforma dell'assistenza sociale, dal discorso su Peppa Pig fino al naufragio dei migranti che sta erodendo i consensi pro-Brexit in quel «muro rosso» che aveva regalato a Boris la vittoria alle urne, i Tory assistono a una lenta ma inesorabile caduta nei sondaggi.

Al punto che un numero imprecisato di lettere di sfiducia nei confronti di BoJo - ha riferito il quotidiano conservatore Telegraph - sarebbe già stato presentato al Comitato 1922, l'organismo interno del partito attraverso il quale si avvia la procedura di sfiducia al leader. Ne servono in tutto 50, pari al 15% dei deputati tory per far scattare la contesa alla leadership. Difficile che accada, per ora. Ma potrebbe essere la prova che Boris sta perdendo il suo smalto.

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