Coronavirus

Boris Johnson esce dalla terapia intensiva. Ma il Paese conta quasi 900 nuove vittime

Migliora la salute del premier: "Di ottimo umore". Avanti con le chiusure

Boris Johnson esce dalla terapia intensiva. Ma il Paese conta quasi 900 nuove vittime

Londra. La buona notizia è arrivata proprio mentre le famiglie inglesi si ritrovano sulla soglia di casa per il loro applauso settimanale agli operatori del servizio sanitario nazionale. Boris Johnson è uscito ieri sera dal reparto di terapia intensiva del St.Thomas Hospital dove si trovava ricoverato da tre giorni. Nell'usuale conferenza stampa tenuta dal suo vice, il ministro degli Esteri Dominic Raab la popolazione era già stata informata che le sue condizioni erano in continuo miglioramento, ma forse nessuno osava sperare di più di questo. Invece, in serata ecco il nuovo bollettino che informava del trasferimento di Johnson in un altro reparto dove il Primo Ministro continuerà ad essere monitorato durante la prima fase della sua convalescenza. «Il morale del Premier è ottimo», ha fatto sapere un portavoce di Downing Street e con lui l'intero Paese che da domenica sera era rimasto col fiato sospeso, in attesa di buone nuove.

Non è uno scherzo avere il capo del governo che lotta per sopravvivere, insieme a molti altri suoi connazionali colpiti dal Covid19. Nei giorni scorsi tutti si erano stretti intorno a Johnson e alla sua compagna che peraltro è incinta di sei mesi. Sicuramente Johnson dovrà rimanere ancora in ospedale e ci vorrà probabilmente parecchio tempo prima che il recupero sia completo. Intanto però il Regno Unito tira un sospiro di sollievo, primi tra tutti quell'esecutivo quasi dimezzato che ancora fa difficoltà a gestire una situazione così complicata. Ieri il numero dei decessi ha continuato ad aumentare portandosi a quota 7.978 con un aumento di 881 morti in più rispetto ai dati del giorno prima. Anche per questo, il ministro Raab- che ieri mattina aveva presieduto una riunione virtuale del comitato Cobra per decidere se ridurre le misure restrittive poste in essere tre settimane fa - ha confermato un prolungamento della chiusura. «Le restrizioni devono rimanere fino a quando non avremo le prove che il Paese ha superato il picco nella curva dei contagi - ha spiegato Johnson - ed ha iniziato la discesa. Dopo gli sforzi fatti da tutti, dopo il sacrificio che tante persone hanno fatto, non roviniamo tutto proprio adesso. Non offriamo al virus una seconda chance di uccidere».

Niente weekend lungo di Pasqua nel countryside dunque, nessuna passeggiata sui litorali di Brighton sebbene le previsioni si preannuncino splendide anche in Gran Bretagna. I contagi sono ancora moltissimi, il numero totale ieri era di 65.077 con un incremento giornaliero di 4.344 calcolato mercoledì scorso. Intanto, mentre l'esecutivo continua ad affermare che la situazione sta già evidenziando un miglioramento, alcune criticità permangono. È di ieri per esempio la protesta dei dipendenti dell'ufficio passaporti dell'Home Office a cui, sembra, un consulente della squadra scientifica di Downing Street avrebbe detto di tornare a lavorare «perché tanto l'80% dei dipendenti verranno comunque contagiati e non ci si può nascondere in eterno rimanendo a casa».

I sindacati, come riportavano ieri alcuni quotidiani, erano già sul piede di guerra.

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