Borse, è ancora «effetto Draghi» Milano recupera un altro 2,7%

Rodolfo PariettiPur senza la forza dirompente di giovedì, il Mario Draghi in versione colomba continua ad avere un effetto balsamico sui mercati. Aiuta anche il petrolio, tornato a rivedere quota 31 dollari il barile, ma il vero motore degli acquisti è la conferma che, in marzo, la Bce scodellerà un piano di aiuti riveduto, ampliato e corretto per cercare di scacciare i fantasmi da deflazione. «Abbiamo tutti gli strumenti necessari» per far risalire l'inflazione, «ed abbiamo determinazione, volontà e capacità per svilupparli al meglio all'interno del consiglio della Bce», ha ribadito ieri il presidente dell'Eurotower, parlando al Forum di Davos. Carte coperte, ovviamente, su quali basi si incardinerà il maxi-Qe, nè se verrà data un'altra sforbiciata al tasso sui depositi per scoraggiare le banche a parcheggiare liquidità presso l'istituto di Francoforte. «Valuteremo la situazione a marzo, ma non abbiamo deciso quali strumenti useremo», ha messo le mani avanti il governatore della Banca d'Austria, Ewald Nowotny. Per ora, le parole bastano. Anche perché, nelle ultime settimane, un Draghi così risoluto non s'era mai visto. Una determinazione probabilmente legata alla ritrovata compattezza all'interno del consiglio. Segno che anche la Bundesbank sembra ora condividere - dopo averlo ostacolato - il progetto di espansione del quantitative easing. Ieri, nelle Borse, c'erano insomma tutte le condizioni per proseguire nel segno del rialzo. E così è stato, con progressi vistosi a Parigi (+3,10%) e Madrid (+3,30%), robusti a Londra (+2,19%) e Francoforte (+1,99%), più contenuti a Wall Street (+1,23% a un'ora dalla chiusura), mentre a fine seduta Milano, dopo essere schizzata di oltre il 3% nel corso della giornata, si è dovuta «accontentare» di un guadagno del 2,69% a causa dell'andamento altalenante dei titoli bancari. Durerà, questa rinnovata luna di miele col rialzo? La prossima settimana dirà molto sulla consistenza di questo (parziale) recupero dei mercati. L'appuntamento clou, quello in grado di condizionare il mood dei listini, sarà la riunione della Federal Reserve (inizia martedì per concludersi il giorno dopo), la prima dopo il rialzo dei tassi da un quarto di punto deciso lo scorso dicembre. Da allora, molte certezze sono venute meno. Le ondate di vendite che hanno scosso le Borse hanno sollevato forti interrogativi sui margini a disposizione, quest'anno, per continuare a restringere le maglie della politica monetaria statunitense. Se un nuovo giro di vite questo mese è fuori discussione, Janet Yellen dovrà mostrarsi particolarmente convincente - nel caso il quadro macroeconomico resti perturbato nei prossimi due mesi - se deciderà per una stretta in marzo. I mercati si aspettano, nel breve termine, un linguaggio decisamente più accomodante dalla banca centrale Usa. C'è chi prospetta la possibilità di una sospensione, per l'intero 2016, del processo di normalizzazione del costo del denaro. Altri non escludono l'ipotesi che la Fed abbassi i tassi e vari un nuovo ciclo di Qe. Dopo i ripetuti inviti alla prudenza rivolti a Eccles Building, è forse ciò in cui spera il Fondo monetario internazionale, dove Christine Lagarde ha formalizzato ieri la ricandidatura per un secondo mandato come direttore generale.

Sparita dai riflettori delle cronache, la Grecia ha intanto incassato ieri la promozione di Standard&Poor's (rating da CCC+ a B-), convinta che Atene rispetterà le condizioni previste dall'ultimo pacchetto di aiuti.

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