Bozzoli, il killer è (quasi) all'angolo

In mano agli investigatori elementi per mettere alle strette il colpevole. Domani gli interrogatori dei 4 indagati

Luca FazzoGli elementi per spingere nell'angolo l'assassino (o, più probabilmente: gli assassini) di Mario Bozzoli, ammazzato e gettato nel forno della sua fonderia di Marcheno, in Val Trompia, l'8 ottobre scorso, ci sono. Nelle carte che i carabinieri di Brescia hanno in mano, qualcosa indica con precisione una pista. Riserbo fitto. Domani inizieranno gli interrogatori dei quattro uomini finiti nel registro degli indagati per omicidio volontario e distruzione di cadavere: i due nipoti del morto, Alex e Giacomo Bozzoli, e gli operai Oscar Maggi e Akwasi Aboagye. A carico di tutti e quattro c'è già un dato assai ingombrante: erano tutti lì, in fonderia, quel pomeriggio, nelle ultime ore di vita dell'imprenditore, e con loro c'era Giuseppe Ghirardini, il loro collega che pochi giorni dopo è stato trovato morto in un bosco. La Procura è ormai certa che Bozzoli sia stato ucciso e scaraventato nell'altiforno. A ucciderlo può essere stato solo uno dei cinque che erano lì. Anzi: poiché la fonderia non è grande, è assolutamente probabile che anche chi non ha ammazzato Bozzoli e non ha partecipato alla brutale operazione di cremazione si sia reso conto di quanto stava accadendo.Se questo porta a gettare sui due nipoti e sui due operai (nonché, in teoria, su Ghirardini) l'ombra del sospetto per una sorta di prova logica (Bozzoli è entrato vivo e non è mai uscito; nessun altro è entrato in fonderia) dagli ambienti investigativi trapela che le indagini hanno fatto dei passi in più. Ed è negli interrogatori di domani che forse si capirà quale sia lo spunto ulteriore che venerdì scorso ha portato Procura e carabinieri a uscire allo scoperto, iscrivendo i quattro nel registro degli indagati e perquisendo le loro abitazioni nonché lo stabilimento di Bendizzole dove Alex e Giacomo Bozzoli stavano impiantando una azienda in concorrenza con quella dello zio: e proprio le tensioni all'interno della famiglia innescate dal progetto di mettersi in proprio sono uno dei possibili moventi intorno cui stanno lavorando gli investigatori. Giacomo avrebbe manifestato a terze persone il proposito di uccidere lo zio.La giornata di domani potrebbe essere decisiva. Perché se davvero i carabinieri hanno in mano qualcosa, questo potrebbe incrinare la congiura del silenzio che finora ha impedito di fare luce sul delitto. Tra i quattro indagati ci sono posizioni differenti, c'è chi è sospettato di avere personalmente e materialmente ucciso Bozzoli, e chi è invece potrebbe semplicemente avere assistito, o al più collaborato a buttare il corpo nel forno. È tra queste figure marginali che gli inquirenti puntano a fare breccia, sperando che chi sa qualcosa si decida a parlare. Certo, tutto sarebbe più facile se dai resti di lavorazione che da due mesi vengono setacciati dai medici legali e dai Ris saltasse fuori quanto resta del corpo di Bozzoli: per quanto dissolti dal calore, gli avanzi potrebbero raccontare qualcosa della dinamica dell'omicidio e della distruzione, permettendo così di rendere meno vaga la ricostruzione della dinamica e agevolando la caccia ai colpevoli. Ma finora, non è stato trovato nulla. Visti i tempi del lavoro, impossibile fare previsioni: potrebbe essere questione di giorni, ma anche di molte settimane. E, anche se improbabile, è possibile che del corpo non sia rimasto niente. L'unica certezza, è che Bozzoli è finito là dentro, nel forno che era tutta la sua vita e che è stata la sua morte.

Davanti alla accusa di omicidio volontario scattata nei confronti dei quattro indagati, anche la famiglia dell'imprenditore si è rassegnata: «La speranza che Mario fosse ancora vivo c'è sempre stata. Gli ultimi sviluppi hanno però gettato me e i miei figli nello sconforto», dice al Giornale di Brescia la moglie dell'imprenditore, Ines Zubani.

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