Il braccio armato della Flotilla pro Pal: camalli e centri sociali pronti alla violenza

Dietro il "Collettivo lavoratori portuali" che vuole bloccare i porti una rete di sigle estreme

Il braccio armato della Flotilla pro Pal: camalli e centri sociali pronti alla violenza
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Prima hanno annunciato di bloccare il porto di Genova, poi l'Italia, infine l'Europa se la missione della Global flotilla verrà fermata da Israele. Una vera e propria minaccia espressa dai camalli genovesi rappresentati dal Collettivo Autonomo Lavoratori Portuali di cui un rappresentante, il trentanovenne José Nivoi, è pronto a salpare per Gaza. Negli ultimi mesi il collettivo dei portuali ha avuto un ruolo centrale nell'organizzazione della missione per Gaza sia da un punto di vista economico con la raccolta degli aiuti sia logistico e, non a caso, oltre a Barcellona le prime navi sono salpate proprio dal porto ligure. L'invito a "bloccare tutto" è arrivato dal camallo Riccardo Rudino che, già nel 2021 e 2022, aveva partecipato a manifestazione contro lo sbarco delle "navi delle armi".

Eppure il Collettivo Autonomo Lavoratori Portuali non agisce da solo ma c'è una saldatura tra sindacati, collettivi studenteschi, centri sociali, ong pro Pal e sinistra italiana che, con la scusa di sostenere la Palestina, promuovono da due anni disordini e occupazioni. È lo stesso José Nivoi a spiegare in un'intervista che "se succede qualcosa alla Flotilla, si ferma tutto. E la mobilitazione non si limiterà a quello. Con il nostro sindacato, Usb, abbiamo già lavorato per estenderla oltre".

Tra le sigle citate ci sono il "Fsm/Wftu (Federazione sindacale mondiale)" e il "coordinamento internazionale dei porti" mentre viene rivendicata un'azione già compiuta a giugno insieme ai portuali di Marsiglia e del Piero per bloccare "due carichi di armi diritti a Israele". Nivoi poi aggiunge: "Bisogna bloccare tutto, ci vuole uno sciopero generale. L'interesse di altre categorie c'è, in molti si sono dimostrati ricettivi e disponibili a mettersi in rete con iniziative coordinate. Con Usb, siamo pronti. Dal 4 anche gli studenti hanno lanciato una mobilitazione". In realtà, più che gli studenti, a lanciare una "Giornata di mobilitazione studentesca nazionale a sostegno della Global Sumud Flotilla" sono i collettivi Osa e Cambiare Rotta, noti alle cronache per le occupazioni delle università, gli slogan violenti e le posizioni anti israeliane. Non a caso il motto della giornata è "a lezione dai portuali e dalla classe operaia - blocchiamo la macchina del genocidio e della guerra" aggiungendo "se non fermano il genocidio fermeremo il paese".

Non poteva mancare il tentativo di cavalcare politicamente la situazione, così Potere al Popolo ha chiamato a raccolta i propri militanti "come hanno già detto i portuali del Calp e dell'Usb, siamo pronti a mobilitarci per difendere le navi e fare quel che i governi occidentali continuano a rifiutare: lottare contro il genocidio del popolo palestinese!". A rilanciare l'invettiva dei portuali si sono aggiunti i gruppi pro Pal a cominciare dal Global Movement to Gaza Italia ma, a schierarsi dalla parte della Flotilla, è tutta la sinistra tra cui il Pd. Ieri la città metropolitana di Roma ha approvato una mozione a sostegno della Global Flotilla mentre il Pd ha chiesto al governo di difendere la missione affermando: "non ci siano tentennamenti sulla sicurezza degli attivisti" con un appello firmato da vari parlamentari tra cui Laura Boldrini, Cecilia Strada, Alessandro Zan. Una richiesta condivisa anche da Stefano Patuanelli del Movimento Cinque Stelle.

Nel mentre si moltiplicano le iniziative a sostegno della missione navale per la giornata di domani in cui, in concomitanza con la partenza di nuove navi dalla Sicilia e da Tunisi, è prevista una mobilitazione nazionale.

I dem hanno annunciato che parteciperanno alla manifestazione indetta per sabato a Roma a sostegno della Flotilla, un'iniziativa che si definisce umanitaria ma su cui permangono tanti punti interrogativi a cominciare dalle fonti di finanziamento non trasparenti e dai legami con gruppi palestinesi sospetti.

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