Matteo Salvini e Luigi Di Maio, i due azionisti del governo gialloverde guidato da Giuseppe Conte, si contendono l'egemonia politica sul progetto di riforma del sistema fiscale. I due vicepremier vogliono due ricette differenti per riformulare il rapporto tra cittadini e imprese e la vecchia Equitalia. E così, in un clima di perenne campagna elettorale tra le forze politiche che sostengono l'esecutivo, il tema tasse si trasforma in una partita a poker tra bluff, rilanci e rischiatutto. La prima mossa, che spiazza Di Maio, la mette a segno Salvini, rispolverando un cavallo di battaglia del centrodestra: la pace fiscale. Il ministro dell'Interno cala l'asso nel giorno delle celebrazioni del 244mo anniversario della Guardia di finanza. Un'uscita studiata e puntuale che mette nell'angolo l'alleato di governo: «Dodicimila evasori totali sconosciuti al fisco e grandi evasori che hanno rubato una media di due milioni di euro a testa. Onore alla Guardia di finanza che li ha scovati, ora tocca al governo semplificare il sistema fiscale, ridurre le tasse e, da subito, chiudere tutte le cartelle esattoriali di Equitalia per cifre inferiori ai 100 mila euro, per liberare milioni di italiani incolpevoli ostaggi e farli tornare a lavorare, sorridere e pagare le tasse» annuncia Salvini. Il piano del leader leghista è semplice e veloce: assicurare una boccata d'ossigeno ai piccoli commercianti «strozzati» dal fisco. Un modo per ripartire da zero e inaugurare una fase nuova. Un'operazione da condurre in porto in poche settimane che porterebbe fieno (elettorale) in cascina alla Lega e un bel po' di soldi nelle casse dello Stato. Salvini alza la posta, toccando uno dei temi su cui la platea grillina è molto sensibile. Sapendo di mettere in difficoltà l'alleato Di Maio.
Stavolta, a differenza che sui capitoli immigrazione e rom, il ministro del Lavoro e dello Sviluppo economico non va a rimorchio del segretario del Carroccio ma prepara il rilancio con la proposta del superamento del vecchio sistema Equitalia. Da inserire in una riforma dell'intero meccanismo di prelievo fiscale. Il capo politico del M5s non commenta la proposta di Salvini, in attesa di giocare le proprie carte sul tema tasse. Capitolo già affrontato all'indomani del voto, con la proposta di introdurre il fisco digitale. Oltre alla riduzione della pressione fiscale, attraverso il dimezzamento dell'Irap e la riforma degli scaglioni Irpef. E per finire l'abolizione, ribadita anche nella veste di ministro dello Sviluppo e del Lavoro, dello spesometro. Nel frattempo, Di Maio prova a rubare la scena a Salvini aprendo all'ipotesi di una revisione delle norme del decreto Monti sulle aperture domenicali (e festive in generale) del commercio.
È ormai una guerra a colpi di annunci e proposte tra Lega e M5s. I due vicepremier non perdono mai di vista i sondaggi. E ogni azione è dettata dall'impatto che il provvedimento avrà sull'opinione pubblica.
Soluzioni che però dovranno avere il via libera del ministro dell'Economia Giovanni Tria, che ha già fissato il paletto (invalicabile) dei conti in ordine. Messaggio recapitato a Di Maio e Salvini che, però, continuano la loro partita tra bluff, rilanci e proposte.
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