Quel branco e il rito della caccia fuori dal locale

Quel branco e il rito della caccia fuori dal locale

Emanuele è stato ucciso da un branco di sanguinari. I genitori racconteranno che i loro figli erano bravi ragazzi e qualcuno nel gruppo, un bullo, un prevaricatore, un violento con un disturbo antisociale di personalità, li ha trascinati e portati a compiere quel che mai avrebbero fatto di loro volontà: colpire a morte un ragazzo per poi trascinarlo sull'asfalto come fosse un trofeo, l'animale cui davano la caccia, da esibire sulla piazza perché finalmente catturato. E invece ogni elemento del gruppo ha partecipato all'omicidio con forme e gradi diversi ma con la stessa barbara intenzione e responsabilità. Il rituale si ripete sempre uguale: un ragazzo accende la miccia, un altro blocca la via di fuga alla vittima e il resto del gruppo ripete le offese e fa il tifo per esacerbare gli animi, creando un'arena in cui tutti indistintamente desiderano soltanto vedere il sangue che scorre. Perché? Per affermare chi è più forte e sottolineare una dominanza, per diventare più popolari e acquisire potere. Nel secolo scorso i ragazzi si contrapponevano alle regole imposte dai grandi, dallo Stato e dalla chiesa perché volevano autonomia e libertà. Quelli di oggi che violentano per giorni una ragazzina, che picchiano selvaggiamente un disabile, che riprendono in classe una professoressa che è umiliata, vogliono soltanto una popolarità a basso costo, sentirsi parte di uno spettacolo che per quanto indecente assurge alla luce delle cronache. Se la violenza è pubblicata sui social network è visualizzata centinaia di volte accumulando, a prescindere dal contenuto, migliaia di clic. Essere sulla scena, contare per qualcuno che guarda, che se ne parli nel bene o nel male ma se ne parli è un modo per sentire di esistere. I genitori di questi figli dovrebbero sapere che non hanno dato a questi ragazzi una grammatica emotiva elementare.

Nessuno si è accorto che questi ragazzini prima e ragazzi poi, erano impassibili di fronte al dolore dell'altro? Che avevano atteggiamenti prepotenti nei confronti dei più deboli? Un'aggressività di questa portata non emerge improvvisamente: si sviluppa nel corso del tempo fin da età molto precoce. Emanuele è morto anche per responsabilità di genitori e insegnanti indifferenti che hanno visto crescere questa gioventù senza valori e senza amore.

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