Brandizzo, 24 gli indagati. Non è omicidio volontario

Contestato il colposo, tra gli accusati due ex ad di Rfi. Operai sulle rotaie prima di bloccare la circolazione

Brandizzo, 24 gli indagati. Non è omicidio volontario
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Alla fine, dopo due anni di indagini, gli indagati per la strage di Brandizzo sono diventati 24 (tra cui 3 società), ma è caduta l'accusa più grave di omicidio volontario con dolo eventuale. Le persone coinvolte che finiranno eventualmente a processo per la morte di cinque operai Sigifer che nella notte tra il 30 e il 31 agosto 2023 furono travolti e uccisi da un treno mentre lavoravano sui binari, dovranno rispondere a seconda delle posizioni di omicidio colposo e disastro ferroviario.

Quella notte nessuno avrebbe impedito a Kevin Laganà, Michael Zanera, Giuseppe Sorvillo, Giuseppe Aversa e Giuseppe Saverio Lombardo di mettersi all'opera sulle rotaie nonostante fosse in arrivo un treno diretto al deposito che viaggiava a circa 160 chilometri orari. Lo schianto fu devastante.

La Procura di Ivrea ha notificato la chiusura delle indagini agli indagati, che inizialmente erano 15. Tra loro figurano Antonio Massa, in qualità di dipendente e capo tecnico di Rfi e Andrea Girardin Gibin, capo squadra Sigifer, che secondo l'accusa hanno dato il via libera al cantiere all'interno dell'infrastruttura ferroviaria prima che fosse interrotta la circolazione. Una prassi, sarebbe emerso dagli accertamenti.

La più giovane delle vittime, Kevin Laganà, di soli 22 anni, poco prima di morire aveva documentato su Instagram la folle raccomandazione fatta agli operai: "Ragazzi, se vi dico treno, andate da quella parte, eh!".

Anche Gianpiero Strisciuglio e Vera Fiorani, due ex amministratori delegati di Rfi, sono nell'elenco della Procura e rischiano il processo in qualità di datori di lavoro. Le tre società indagate sono Rfi, Sigifer e Clf. Il fatto che nel corso delle indagini i pm abbiano esteso il numero di indagati soddisfa l'avvocato Enrico Calabrese, che assiste la famiglia Laganà. Soddisfatto anche il padre del 22enne: "Sono felice che nel giorno del mio compleanno siano state chiuse le indagini sulla strage in cui è morto mio figlio: è stato sicuramente un regalo di Kevin. Attendiamo ora di vedere le carte", dice Massimo Laganà. L'associazione Sicurezza e Lavoro si costituirà parte civile e si augura che il processo venga celebrato celermente. "Sui binari delle ferrovie italiane si è continuato a morire dopo il disastro di Brandizzo, senza che nulla sia cambiato per quanto riguarda le manutenzioni ferroviarie", commenta il direttore dell'associazione, Massimiliano Quirico.

Antonio Boccuzzi, l'unico sopravvissuto ad un'altra strage, quella della Thyssenkrupp di Torino del dicembre 2007 dove morirono 7 persone, si rammarica del fatto che "anche in questo caso è decaduta l'accusa di omicidio volontario", come nel processo Thyssen dove il capo di imputazione più grave ha tenuto fino al primo appello, condizionando le pene inflitte in via definitiva.

Bocuzzi teme che l'omicidio colposo, prevedendo già in partenza una pena mitigata, possa portare "a una sentenza in cui nessuno paga per i reati commessi". Stessa paura per Rosina Platì, mamma di una delle vittime della strage della Thyssenkrupp: "Ho paura che andrà così, che nessuno pagherà. È una vergogna".

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