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Brescia, industriali delusi da Conte: "Così ammazza l'economia"

Sconfortato dallo slittamento delle riaperture deciso dal premier Giuseppe Conte, il numero uno dell'Associazione industriale bresciana, Giuseppe Pasini, lancia l'allarme: "A forza di non riaprire le aziende, arriveremo a un'emergenza sociale"

Brescia, industriali delusi da Conte: "Così ammazza l'economia"

Le imprese scalpitano nei box. Sono nervose, pronte, vogliono ripartire. Ma non si può, non ancora. Se ne riparlerà (forse) a partire dal 4 maggio. Il premier Giuseppe Conte è stato categorico, si è assunto la responsabilità politica di una decisione che, come era presumibile, ha lasciato scontento più d'uno. Il capo dell'esecutivo è fermo: "Non possiamo cedere proprio ora". Le parole d'ordine del premier sono "cautela" e "gradualità". Insomma, la "fase due" si colloca ancora in un orizzonte distante.

Questo, inevitabilmente, si tradurrà in una condanna a morte per tante aziende. Non ha dubbi il presidente dell'Associazione industriale bresciana (Aib), Giuseppe Pasini, che ha lanciato l'allarme. Lui era uno di quelli che ci credeva, che sperava nella ripartenza. Ed oggi è deluso dalle decisioni del governo: "C'è un pò di sconforto, speravamo di poter riaprire il 14, con una serie di procedure di sicurezza da attuare nei confronti dei nostri dipendenti". La situazione del mercato bresciano è preoccupante. Lo scenario raccontato dal numero uno di Aib è a dir poco fosco: "Circa il 70 per cento delle aziende sono ferme, il 15 per cento sono parzialmente attive mentre il restante 15 per cento, che fa parte delle filiere strategiche come l'alimentare e il farmaceutico, funzionano a pieno regime. Abbiamo circa 32 mila dipendenti in cassa integrazione, alcune aziende riescono a lavorare in smart working ma il motore bresciano è rallentato".

Pasini lancia un monito, una profezia: "A forza di non riaprire le aziende, arriveremo a un'emergenza sociale, l'economia è fatta di aziende e di gente che lavora. Con queste condizioni alcune aziende non avranno la forza di riaprire, in questo modo perdiamo tutti i mercati esteri, significherebbe ammazzare l'economia bresciana". Stando alle stime fornite dai sindacati dei lavoratori, che in molti casi denunciano la mancanza dei presupposti per garantire la produzione in sicurezza, sono circa 70mila le imprese italiane pronte a riaprire i battenti. Nei giorni scorsi, infatti, diverse realtà produttive hanno chiesto ai prefetti una deroga per riprendere l'attività. Le domande sono ancora da esaminare. In testa c'è la Lombardia, con più di 15mila richieste che provengono principalmente dal Bresciano con 4.300 domande. In Veneto si parla di 14mila domande. Dalle imprese dell'Emilia Romagna sono arrivate 7mila richieste, 3.

500 nelle Marche, mille in Toscana e Piemonte.

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