Tre anni di «transizione» prima che la Brexit diventi effettiva e definita. Uno in più rispetto al previsto, perché si arrivi al 31 dicembre 2021. Sarebbe questa la proposta avanzata dalle autorità europee al governo britannico. Proposta che però rischia di far infuriare la fronda dei duri della Brexit, che nel Regno Unito tiene sotto scacco da mesi l'esecutivo di Theresa May. Nel giorno in cui la premier inglese arriva a Bruxelles per il vertice considerato l'ultima spiaggia delle trattative (senza progressi significati, le istituzioni europee si erano dette pronte a chiudere la prospettiva di un summit straordinario a novembre), il capo negoziatore Michel Barnier ripete che serve lavorare «con calma e pazienza» e che è necessario «molto più tempo» per arrivare un accordo. È probabile che si arrivi a dicembre. Eppure all'appuntamento tanto atteso del Consiglio Ue, a margine del quale May continua la sua estenuante trattativa, sembra circolare un pizzico di speranza in più. Il premier olandese Mark Rutte si dice «cautamente ottimista» che un accordo si possa raggiungere nelle prossime settimane, Angela Merkel ammette che «resta la possibilità di arrivare a una soluzione convincente per entrambe le parti» e la stessa May spiega che l'intesa è «raggiungibile».
Il problema sono i contenuti, non le intenzioni. E l'eventualità di un allungamento della transizione rischia la bocciatura degli hard Brexiters. Con la prospettiva che in caso di no-deal i britannici potrebbero aver bisogno di un visto per entrare in Francia.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.