Londra - Due robusti schiaffi in faccia a Theresa May da parte dell'Europa. Un po' per stizza, data la mancanza di progressi nelle negoziazioni sulla Brexit, un po' per cercare di dare la sveglia al governo inglese: l'Irlanda del Nord sarà parte dell'unione doganale dell'Ue e la Corte di Giustizia Europea sarà l'arbitro per risolvere eventuali dispute legali tra Londra e Bruxelles sui futuri accordi diplomatici che regoleranno la Brexit. Sono questi i due punti principali del trattato che l'Europa offrirebbe a Londra, illustrati ieri dal capo negoziatore europeo Michel Barnier. Una bozza di testo che dovrà essere approvata dal Consiglio Europeo e dal Parlamento, certo, ma che è la mossa dell'Unione per forzare la mano a un governo inglese quotidianamente impegnato a trovare un accordo interno tra i fautori di una hard Brexit e l'ala più accomodante che spinge per un accordo con Bruxelles. «Il tempo sta scadendo», ha detto Barnier, «sono preoccupato».
Le 168 clausole, i due protocolli e l'allegato di cui è costituita la bozza di testo presentata ieri sono stati immediatamente respinti da Theresa May: «Nessun primo ministro del Regno Unito potrebbe mai aderire» a un trattato che mina l'integrità sostanziale del Regno. Un'eventualità da sempre rifiutata dal nordirlandese Partito Unionista Democratico, la cui manciata di deputati è vitale per la sopravvivenza del governo inglese. La proposta europea sul futuro dell'Irlanda del Nord non è in realtà nuova. Si rifà agli accordi dello scorso 8 dicembre tra Londra e Bruxelles, quando si decise di non decidere sulla questione del confine irlandese e gli inglesi si impegnavano a presentare delle soluzioni per evitare il riemergere di un confine in Irlanda. Proposte mai giunte. E, sempre secondo quegli accordi, «in assenza di soluzioni condivise, il Regno Unito manterrà un completo allineamento alle regole del mercato interno e dell'unione doganale». Non ci dovrebbe essere alcuna sorpresa alla bozza europea, ha dunque affermato Barnier, ben conscio tuttavia delle reazioni che il suo intervento avrebbe causato: per dare sostanza al suo categorico rifiuto, Theresa May si trova ora a dover presentare delle proposte concrete sulla gestione del confine. Già a partire da venerdì, quando illustrerà la posizione governativa sul proseguio dei negoziati. La questione è da molti ritenuta cruciale per la sicurezza dell'isola perché si teme che un nuovo confine metterebbe a rischio gli accordi di pace del 1998 che segnarono la fine della lotta armata in Irlanda del Nord. Proposte concrete non sono però mai giunte da Londra, dove martedì scorso il ministro degli Esteri Johnson ha paragonato la questione agli spostamenti dentro e fuori la zona a traffico limitato della capitale.
Secondo i sostenitori della Brexit è ugualmente inaccettabile che la Corte di Giustizia Europea sia l'arbitro delle future controversie tra Londra e Bruxelles, accordo che renderebbe il Regno uno stato vassallo. Londra spinge per un organismo terzo, la cui definizione anche in questo caso rimane però oscura.
Altri punti messi nero su bianco da Barnier sono: la fine del periodo di transizione al 31 dicembre 2020, cioè esattamente alla scadenza dell'attuale budget dell'Unione; la perdita da parte inglese del diritto di voto su leggi e regolamenti europei approvati durante la transizione, ma l'obbligo di Londra ad attenervisi; e infine il potere della Commissione di sospendere unilateralmente l'accesso inglese al mercato comune se dovesse ritenere che Londra stia violando i trattati. A Bruxelles si è persa la pazienza.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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