Brexit, il piano segreto: stop a camerieri e baristi sì ai lavoratori qualificati

La May vuole selezionare gli immigrati Ue Il sindaco di Londra: «Così saremo strozzati»

Erica Orsini

Londra Ben vengano gli ingegneri, i medici e i lavoratori altamente qualificati, tutti gli altri se ne rimangano a casa. La Gran Bretagna ha intenzione di chiudere le porte in faccia a tutti i lavoratori stranieri con una bassa specializzazione subito dopo Brexit. Camerieri, facchini, lavoratori stagionali e quant'altro non saranno più i benvenuti dal marzo 2019, data fissata per l'uscita ufficiale del Paese dall'Unione Europea. Nessun periodo di transizione, zero deroghe. Questa, in sintesi, la novità più clamorosa del documento segreto di cui è venuto in possesso il quotidiano The Guardian e che ha già suscitato un vivace dibattito sia nell'opinione pubblica che tra i partiti di maggioranza e opposizione.

Si tratta per ora soltanto di una bozza a cui mancano le firme dei ministri, ma i contenuti sono già stati confermati dal governo. Per i cittadini stranieri residenti in Gran Bretagna da meno di due anni e per quelli che volevano venirci a lavorare non è certo una buona notizia anche perché sono previste limitazioni significative anche per quanto riguarda il ricongiungimento dei familiari: molte famiglie potrebbero trovarsi separate entro i prossimi due anni. Allo stesso tempo la linea politica dell'esecutivo di Theresa May non tranquillizza neppure le aziende che fino ad ora hanno contato sul supporto dei lavoratori stranieri. È infatti in programma, tra le altre cose, l'introduzione di una tassa per tutti coloro che continueranno ad assumere personale straniero non qualificato anziché offrire corsi di qualificazione ai lavoratori britannici. Ma la cosa non va giù a molte organizzazioni che sono già scese sul piede di guerra. L'Unione nazionale degli allevatori ha dichiarato ieri che un taglio alla manovalanza di questo genere potrebbe creare enormi difficoltà all'intera catena di produzione e di distribuzione alimentare. La vice presidente dell'Associazione Minette Batters ieri ha chiesto «un impegno chiaro da parte del governo per garantire agli agricoltori e agli allevatori di avere accesso ad un numero sufficiente di lavoratori permanenti e stagionali anche dopo Brexit, nonché regole chiare per tutti i cittadini europei che lavorano e vivono già nel Paese». Durissimo anche l'attacco del sindaco di Londra Sadiq Khan per il quale una simile decisione è destinata a rivelarsi «un piano per strangolare la nostra economia ed è totalmente sbagliata per Londra e l'intera Gran Bretagna».

Non arretra di un millimetro dalle posizioni iniziali il ministro della Difesa Michael Fallon che ricorda: «La gente ha votato per lasciare l'Unione. Questo significa che la libera circolazione delle persone deve finire».

Alle sue parole ha fatto eco la dichiarazione del Primo Ministro May che in Parlamento ha spiegato come l'immigrazione vada ridotta anche per alleggerire il peso sostenuto attualmente dai servizi pubblici che spesso si fa sentire sui lavoratori britannici più poveri. La British Hospitality Association però avverte il governo dal portare avanti una simile strategia. «Le conseguenze per l'industria del turismo e quella alberghiera - ha spiegato ieri - sarebbero disastrose».

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