Superato in extremis anche lo «scoglio» Gibilterra, il Regno Unito e l'Unione Europea arrivano oggi al grande appuntamento: la firma finale sull'accordo di ritiro (585 pagine) e la dichiarazione politica (26 pagine), che sanciscono l'uscita di Londra dal gruppo dei 28 Stati membri, 45 anni dopo l'ingresso nell'allora Comunità economica europea siglato dal premier conservatore Edward Heath. Il presidente del Consiglio europeo Donald Tusk, dal suo account Twitter, cita Freddie Mercury come motto per il futuro: «Friends will be friends, right till the end» (Amici fino alla fine).
È la fine di due anni e mezzo di liti, dopo il referendum del 23 giugno 2016, con cui si è aperta la pratica di divorzio che arriva oggi a un passo decisivo con la firma al Consiglio europeo straordinario. L'ultima partita, su Gibilterra, chiusa al fotofinish proprio alla vigilia, con Theresa May che si è precipitata a Bruxelles per sbloccare l'impasse e ha incontrato, oltre al presidente della Commissione, Jean-Claude Juncker, il presidente dell'Europarlamento Antonio Tajani.
Eppure le trattative andranno avanti ancora per anni, per raggiungere un'intesa commerciale fra le parti (la Spagna ha ottenuto che il futuro accordo non si estenda per forza anche alla «Rocca», con diritto di rivederlo e approvarlo).
Ventuno mesi sono quelli fissati per il «periodo di transizione» o «di implementazione», che consentirà agli operatori economici di prepararsi all'uscita e durerà fino al dicembre 2020, tempo durante il quale i rapporti Ue-UK resteranno sostanzialmente invariati (permanenza di Londra nel mercato unico e nell'unione doganale) e così anche i diritti dei tre milioni di europei che vivono già nel Regno Unito. La Gran Bretagna seguirà la legislazione europea e si allineerà alle sentenze della Corte di Giustizia Ue ma perderà i deputati che siedono all'Europarlamento e non avrà più voce in capitolo sulle scelte dell'Unione, circostanza che secondo gli anti-europeisti rende questo accordo peggiore della permanenza nella Ue. Addio, invece, a uno dei capisaldi europei: la libera circolazione delle persone. E May sarebbe pronta a mettere un freno all'ingresso di migranti poco qualificati con un visto di 11 mesi e diritti «limitati».
Ora occhi puntati su Westminster, che il 10 dicembre potrebbe non ratificare l'intesa, se la premier non compatterà la sua
risicata maggioranza. Ad agitare le acque ha pensato Boris Johnson, ospite a Belfast al Congresso del Dup, il partito nord-irlandese i cui voti sono decisivi, a cui ha paventato lo spettro di un Nord Irlanda governato dalla Ue.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.