Brunetta scrive a Renzi: non hai combattuto l'austerity

Roma«La Germania deve cedere l'eccesso di sovranità che esercita oggi sull'Europa». È questa la linea che il capogruppo di Forza Italia alla Camera, Renato Brunetta, ha suggerito al premier Renzi con una lettera aperta intitolata Consigli non richiesti per decisioni europee da prendere subito dopo il referendum greco .

La tesi di Brunetta si fonda sulle analisi dell'Fmi che già tre anni fa aveva sottolineato «gli effetti negativi delle politiche di austerità e di rigore sulla crescita». In una fase di contrazione dell'economia, infatti, il contenimento del disavanzo pubblico produce una ulteriore recessione, quantificabile in circa 1,5 punti percentuali di Pil persi per ogni punto percentuale di riduzione del rapporto deficit/Pil. Le politiche rigoriste sono state imposte all'Eurozona dalla Germania, tradizionalmente contraria a qualsiasi manovra che provochi aumento del debito. Le critiche dell'economista azzurro nei confronti del premier Renzi riguardano il non aver fatto seguire azioni concrete alle denunce nei confronti dell'austerity targata Merkel.

Eppure, aggiunge Brunetta, anche la Germania «non è esente da responsabilità»: da anni il surplus della bilancia commerciale danneggia gli altri Paesi di Eurolandia che, oltre a subire un peggioramento della loro posizione, non possono nemmeno beneficiare degli effetti di una svalutazione, essendo tutti parte di un'unione monetaria. Ecco perché l'esponente azzurro ha riproposto il suo mantra: «Reflazione subito in Germania!». Per i non addetti ai lavori, reflazione è il termine che sintetizza le politiche economiche che favoriscono l'aumento della domanda interna e, conseguentemente, dell'inflazione (lo spauracchio di qualsiasi governo berlinese). Se i tedeschi potessero comprare di più, il loro saldo commerciale si normalizzerebbe, beneficiando i partner.

A quest'azione dovrebbero accompagnarsi «un grande piano europeo di investimenti pubblici che mobiliti il triplo delle risorse previste dall'attuale piano Juncker» (mille miliardi contro i 330 stimati) e l'emissione di eurobond, ossia strumenti per finanziare i programmi comunitari e mutualizzare il debito. Un passo deciso verso l'unione politica, bancaria, economica e di bilancio per far «cambiare verso» all'Europa.

E le riforme? Secondo Brunetta, andrebbero attuate attraverso accordi che prevedrebbero lo scomputo dal calcolo del deficit e del debito delle risorse necessarie ad avviare i singoli progetti.

In questo modo si realizzerebbe una crescita armoniosa per tutta l'Europa, a differenza di quanto accade ora con l'unico stimolo alla ripresa costituito dal quantitative easing della Bce di Mario Draghi. E, soprattutto, non si lascerebbe la Grecia da sola con il rischio della prevalenza dei populismi.

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