Bruno, il papà eroe di Legnano travolto per salvare la sua famiglia

Nella sua azienda ricordano tutti Gulotta come una persona meravigliosa: «Piangeva per le vittime dell'Isis, ora è uno di loro»

Bruno, il papà eroe di Legnano travolto per salvare la sua famiglia

Legnano (Milano) In una cittadina come Legnano nessuno ancora ha realizzato fino in fondo che giovedì sera, in tivù, tra sangue e disperazione, ci fosse uno di loro. E che lo spensierato arrivederci ai colleghi di uno di loro, il 35enne Bruno Gulotta, si sia trasformato in un addio definitivo e violentissimo. Addirittura per mano del grande nemico globale, il terrorismo islamico, piombato qui come rapace su una preda completamente indifesa, del tutto impreparata.

«Sono partito il 21 luglio per tre settimane di vacanza a Cesenatico, Bruno faceva il countdown in attesa di andarsene venerdì 11 agosto con la compagna e i due figli, un maschietto di 6 anni e la bimba di appena sette mesi. Stanco? Sì, lo era. Responsabile marketing e vendite del nostro gruppo, a soli 35 anni rivestiva un ruolo impegnativo, che lo appassionava, ma anche lo impegnava parecchio. Parco di parole, mai invadente, Bruno era la classica persona di cui non si può davvero dire nulla di male, sempre sorridente e disponibile com'era con chiunque a un confronto costruttivo su ogni tematica. No, non gli chiesi dove fosse diretto con la famiglia, anche se mi parlava spesso dei suoi cari, durante la pausa caffè davanti alle macchinette. Poi ho notato i suoi post sui social, era passato per Cannes e la Costa Azzurra, quindi via verso Barcellona, ero felice per lui... Non riesco ancora a crederci, non so quando ce la farò».

Manolo De Agostini, 31 anni, parla con i giornalisti che lo subissano di domande e spesso lo invitano a farsi fotografare davanti all'ingresso della società per cui lavora, in via XX Settembre 20. Qualche volta si ferma a riflettere, comparsa involontaria e ignara di un dramma che per lui diventerà reale solo con il funerale del suo collega e amico Bruno. De Agostini infatti è tra i due redattori che la filiale italiana della Tom's Hardware - la società con venti dipendenti che si occupa di editoria, tecnologia e informatica per cui Bruno Gulotta lavorava da sei anni - ieri ha incaricato di parlare con i giornalisti.

Giovedì notte, il country manager del gruppo editoriale, Roberto Buonanno, ha telefonato a tutto il suo staff per avvisare che tra i morti spagnoli c'era anche il «loro» Bruno, che lui stesso, in un editoriale apparso sul sito del gruppo - ha definito «una colonna portante» della Tom's Hardware. Un uomo meraviglioso, ucciso accanto alla compagna Martina che per un soffio ha messo in salvo i figli».

La Tom's Hardware è una sorta di grande famiglia dove Bruno Gulotta, 35 anni, laureatosi in informatica al Politecnico di Milano, lavorava da sei anni, dopo un'esperienza in una ditta di pannelli solari.

La compagna Martina, 25 anni, era stata una barista, ma da qualche tempo faceva la mamma a tempo pieno. Si erano conosciuti qui. Bruno Gulotta era nato nel 1982 in via Soperga, a Milano e all'età di 8 anni si era trasferito con la famiglia (il padre è di origine napoletana) a Legnano. Poi la scuola, l'università, il lavoro, la famiglia. «Il primo figlio è nato che la compagna era giovanissima, diciottenne. Progettavano di sposarsi a breve, sa? - continua il collega cercando di nascondere l'emozione -. Lui era tutto lavoro e famiglia, ma aveva due passioni: il cibo salutare, che preparava personalmente e provava in giro per piccole trattorie, e la forma fisica: la vita sedentaria e qualche chilo in più lo avevano obbligato a riprendere la palestra e a correre».

E, a proposito di

corsa, l'amico Giorgio, runner come Bruno, racconta attonito: «Parlavamo di tutto, anche di Isis... Bruno non poteva nascondere la pena che provava per le vittime. Non credo avrebbe mai immaginato di diventare una di loro».

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