Da Bruxelles un regalo a scafisti e ong

Viaggi meno rischiosi ai limiti delle acque libiche: presto sarà boom di migranti

Da Bruxelles un regalo a scafisti e ong

Un regalone al governo giallo-rosso che almeno fino alle elezioni regionali di Umbria ed Emilia Romagna avrà ottimi argomenti da contrapporre a Matteo Salvini. Ma soprattutto una vera strenna per Ong e trafficanti di uomini che riprendendo a lavorare d'amore e d'accordo potranno ritornare ai fiorenti profitti di un tempo. Il meccanismo, concordato ieri a Malta dal nostro Ministro dell'Interno Luciana Lamorgese e dagli omologhi di Malta, Francia e Germania con il coordinamento della presidenza europea finlandese, rappresenta un autentico ritorno allo sperimentato modello del traffico di uomini. Non più barchini, non più viaggi con l'angoscia della morte, ma soltanto brevi traversate fino al limite delle acque territoriali libiche dove gli scafisti potranno consegnare i loro clienti alle Ong in attesa. Queste ultime, come già accadeva prima dell'era Salvini, dovranno solo scodellare il carico sulle più capienti navi della nostra Guardia Costiera, in attesa più a nord, per poi rigirare la prua e tornare a far il pieno a dodici miglia dalle coste libiche. A quel punto nessuno dovrà più preoccuparsi di nulla.

In base a quanto concordato ieri a Malta l'Italia per guadagnarsi la redistribuzione automatica dovrà soltanto dimostrare che i migranti sono stati trasportati da una Ong o da una nave militare di soccorso. Ai nuovi arrivati basterà invece dichiarare di voler fare richiesta d'asilo per conquistarsi il diritto di venir spartiti entro un mese, ma in percentuali ancora da definire, tra Italia, Francia, Germania e qualche altro paese «volenteroso» come Irlanda, Portogallo e Lussemburgo. Insomma apparentemente un ottimo affare. Grazie alle intese l'Italia vedrebbe cadere la discriminazione tra i rarissimi aventi diritto d'asilo e quei migranti economici che rappresentano oggi l'86 per cento del totale e si trasformano - in virtù delle regole del Trattato di Dublino in un fardello di cui è impossibile liberarsi. Un passo in avanti sottolineato ieri dal ministro Lamorgese attentissima nel sottolineare che non appena «dall'Italia verranno rimandati negli altri paesi noi non li avremo più nel nostro database e saranno a carico degli altri paesi». A Malta si sarebbe realizzato, insomma, un vero incantesimo capace di regalarci quel che tutti i premier, da Renzi a Gentiloni fino a Conte Uno, hanno sempre sognato di ottenere dall'Europa.

Anche perché alla ripartizione si potrebbe aggiungere il miraggio di qualche «porto sicuro» fuori dall'Italia. Anche se solo su base rigorosamente volontaria. Il problema è quanto durerà. Per capirlo basta tornare con la memoria alla missione Mare Nostrum. Allora la chimera di un viaggio senza rischi verso l'Europa portò gli sbarchi dai 35mila del 2013 ai 170mila del 2014. Stavolta il richiamo sarà lo stesso. Basterà spiegare i dettagli dell'intesa e le Ong torneranno a fare il pieno mentre i barchini fai-da-te, che quest'anno hanno garantito il 91% cento degli arrivi, scompariranno dall'orizzonte. A quel punto i trafficanti non dovranno neppure preoccuparsi della Guardia Costiera. Se la potranno agevolmente comprare grazie ad incassi enormemente superiori agli incentivi garantiti dall' Europa ai miliziani convertiti in premurosi marinai. Insomma statene certi ben prima delle elezioni del prossimo 26 gennaio in Emilia Romagna i flussi torneranno ai livelli del 2016 quando, anche in pieno inverno, si contavano 10mila sbarchi mensili a fronte degli appena 6700 di tutto il 2019.

Ancor prima di allora Parigi, Berlino e Bruxelles dovranno, però, fare i conti con la rabbia di Grecia e Spagna che, forti dei 29mila e 19mila migranti accolti

quest'anno, pretenderanno un trattamento per lo meno uguale a quello riservato all'Italia. A quel punto sarà interessante vedere quanti mesi, o settimane, dureranno ancora gli accordi «temporanei» concordati ieri a Malta.

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