Coronavirus

Bruxelles tiepida: "Test ingiustificati ai turisti cinesi". Anche l'Oms frena

Nessuna preoccupazione per l'agenzia Ecdc: "Europei più immunizzati, da noi certe varianti sono già comparse". L'Organizzazione della sanità punta sui vaccini: "No a discriminazioni"

Bruxelles tiepida: "Test ingiustificati ai turisti cinesi". Anche l'Oms frena

È «ingiustificata» l'introduzione di test Covid obbligatori per i viaggiatori provenienti dalla Cina, nonostante in quel Paese continui l'esplosione del numero di casi e gli ospedali ne risultino travolti. Questa la decisione dell'agenzia sanitaria europea Ecdc, che si è riunita ieri in Svezia per valutare se fossero opportune misure di controllo valide per l'Unione nel suo complesso, dopo che a livello nazionale test obbligatori erano stati stabiliti non solo dall'Italia, ma anche da Stati Uniti, Giappone, India, Corea del Sud, Taiwan e Malaysia.

Secondo l'Ecdc, non vi sarebbe ragione di ritenere che l'infuriare dell'epidemia in Cina possa avere effetti preoccupanti sulla situazione epidemiologica a livello europeo. E questo perché, da una parte, si riscontra «la maggiore immunità della popolazione dell'Ue» e dall'altra le varianti Covid attualmente in circolazione in Cina sono già comparse nei nostri territori e sono state successivamente sostituite da altre. Nonostante in Cina sia partita la corsa in grande stile a visti (ricerche decuplicate) e biglietti per i viaggi all'estero (ricerche a +850%) e sui voli in arrivo per esempio a Milano-Malpensa dalla Cina oltre il 50% delle persone testate sia risultato positivo, l'agenzia europea afferma che le potenziali infezioni importate sono «piuttosto basse» rispetto ai numeri preesistenti su base giornaliera, che i sistemi sanitari sono al momento in grado di gestire. Anche il governo britannico fa sapere di non prevedere screening obbligatori per i viaggiatori in arrivo dalla Cina; tuttavia, l'agenzia sanitaria di Londra continuerà a monitorare la diffusione di varianti considerate pericolose.

Non sono stati dunque ascoltati gli appelli di amministratori regionali come il presidente del Veneto Luca Zaia, che ieri aveva esortato l'Europa a creare un cordone sanitario, aggiungendo comunque che negli aeroporti veneti sarebbe stato istituito un banco con accesso dedicato per eseguire tamponi obbligatori a chiunque provenga dalla Cina, anche passando da uno scalo intermedio. L'ufficio europeo dell'Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) ha preso invece posizione in senso opposto. Il portavoce Hans Kluge esorta a non discriminare nessuna popolazione o gruppo e a rispettare tutti, ma anche a non commettere l'errore di considerare il Covid finito e dunque a impegnarsi al massimo per completare la copertura vaccinale (decine di milioni di persone non si sono mai protette) e mantenere la capacità di test e sorveglianza, inclusa quella di rilevare nuove varianti.

Da parte sua, la Cina insiste nei suoi sforzi per minimizzare la portata della crisi in atto. Il capo epidemiologo Wu Zunyou informa addirittura che dall'8 gennaio data in cui già finiranno le quarantene per chi giunge in Cina dall'estero e riprenderà la concessione dei passaporti ai cittadini cinesi il Covid verrà declassato da malattia di categoria A, ad alto livello di pericolosità e da contenere con misure severe, a categoria B, per la quale bastano misure più blande. Wu assicura che a Pechino, Tianjin e Chengdu la diffusione del Covid ha già raggiunto il picco, mentre a Shanghai e nel centro del Paese la pandemia continua a infuriare.

Da segnalare l'allarmante opinione di Sean Lin, virologo ed ex direttore di laboratorio del ramo malattie virali del Walter Reed Army Institute of Research: la spinta di Pechino a far viaggiare in tutto il mondo i cinesi replicherebbe la strategia irresponsabile già seguita tre anni fa, «quando non riescono a controllare l'epidemia, la spingono in tutto il mondo, proprio come fecero allora autorizzando le persone infettate a Wuhan a viaggiare all'estero».

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