La bufala giustizialista sul Cav "incandidabile". Persino Davigo dice sì

La tesi di un ex giudice sul "Fatto": "Non può guidare le Forze armate". Ma non ha pendenze

La bufala giustizialista sul Cav "incandidabile". Persino Davigo dice sì

Persino Piercamillo Davigo aveva riconosciuto, nella sua recente intervista a Dimartedì, che «non c'è nessun impedimento giuridico» alla salita di Silvio Berlusconi al Quirinale, pur definendo l'ipotesi secondo lui «insensata». E anche un suo arcinemico come Carlo De Benedetti, parlando con la Gruber, non aveva ipotizzato vincoli tecnici che impediscano la elezione del Cavaliere alla presidenza della Repubblica (pur specificando che, nel caso, restituirà il passaporto italiano). Così ieri per scovare un teorico della ineleggibilità di Berlusconi al Colle il Fatto quotidiano deve scomodare la penna di un anziano giudice amministrativo in pensione, Filoreto D'Agostino, già entrato in un paio di occasioni in rotta di collisione con il centrodestra quando lavorava al Tar e al Consiglio di Stato. Il quale, per scongiurare l'approdo del leader di Forza Italia sulla poltrona che Sergio Mattarella lascerà a gennaio, scomoda un dettaglio che finora nessuno aveva evidenziato: il ruolo di capo supremo delle Forze armate rivestito dal presidente della Repubblica. Per essere arruolati nell'esercito, dice D'Agostino, occorre avere tenuto «una condotta incensurabile». Poiché il capo dello Stato, quando comanda le forze armate, «è un militare, anzi il primo militare d'Italia» lo stesso criterio si applicherebbe anche a lui. E Berlusconi, a sentire D'Agostino, non presenterebbe il requisito richiesto.

A parte la originale visione di un presidente in divisa e stellette (a Francesco Cossiga il ruolo in realtà piaceva, ma per questo venne assai criticato) la tesi di D'Agostino sembra fare a botte con un dato di fatto: ovvero che attualmente Berlusconi è a tutti gli effetti un incensurato, avendo scontato l'unica condanna inflittagli e avendo ottenuto la riabilitazione dal tribunale di Milano. Per aggirare l'ostacolo, D'Agostino finisce con il mischiare valutazioni tecniche a giudizi morali e persino a fosche previsioni secondo cui imprecisati «pescecani della finanza» sarebbero già pronti a festeggiare l'elezione del Cavaliere e la conseguente impennata dello spread. Morale: Berlusconi è indegno di rivestire una carica che lo porterebbe (recita il sommario) a «guidare le forze armate e la magistratura»: non è proprio così, visto che il Quirinale non guida proprio niente. Ma va bene lo stesso, l'importante è mettere le mani avanti contro una prospettiva che, a quanto pare, comincia a fare paura.

Di Filoreto D'Agostino (omonimo del procuratore generale di Roma scomparso nel 1995) le cronache si erano dovute occupare già in due occasioni: quando nel 2006 l'allora coordinatore di Forza Italia Sandro Bondi lo accusò di essere andato al ministero dei trasporti per fare propaganda tra gli impiegati per il «no» alla riforma costituzionale varata dal centrodestra; e quando insieme a quattro colleghi del Consiglio di Stato escluse la lista del Pdl dalle elezioni regionali del Lazio. Poco dopo venne promosso alla guida del Tar della Sicilia: dove in una sentenza accusò il sindaco di Palermo Diego Cammarata di essere stato eletto grazie a «gravissime irregolarità».

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