C'è chi parla di cinismo, di trash, perfino di barbarie televisiva. Il popolo dei social giustizia Chi l'ha visto?, che mercoledì sera ha trasmesso un servizio sull'omicidio di Noemi Durini, la sedicenne scomparsa da Specchia il 3 settembre scorso. Anche Usigrai e Fnsi parlano di «pessimo giornalismo» e di «spettacolarizzazione della tragedia».
Sotto accusa due minuti e cinquanta pesantissimi, nei quali la giornalista Paola Grauso si trova a casa del presunto assassino e comunica in diretta ai genitori che la ragazza è morta e il figlio ha confessato di averla uccisa.
La cronista la prende alla lontana, chiede al padre se ha notizie del diciassettenne e se ha sentore che possa essere in caserma. L'uomo, indagato per concorso in occultamento di cadavere, spiega che non è possibile, perché nel caso, essendo minore, le forze dell'ordine sarebbero tenute ad avvertire la famiglia. Ma è preoccupato da questo silenzio e continuare a «tartassare» di telefonate il cellulare del ragazzo. Che, però, non risponde. «Allora le voglio dire quello che sta uscendo in questo momento: hanno trovato la ragazza», dice la giornalista. «Bene, so' contento», esulta l'uomo. Ma la sua felicità dura poco. L'inviata incalza: «Morta. E suo figlio ha confessato».
A quel punto la telecamera filma lo strazio, la difesa dei genitori, le accuse. La coppia racconta di non aver mai accettato Noemi e che il padre di lei «aveva mandato gente di Saviano» per far fuori il figlio. «Hanno creato un mostro, un mostro», si disperano. Poi le grida, il crollo. «Ora siamo morti, morti. Contenti?», urla la madre, accasciandosi su un tavolo e nascondendo la testa tra le braccia.
Un tragico show, che per tanti, non sarebbe dovuto finire in video. «Scusate ma avete un po' esagerato eh. Queste scene anche no», si legge su Twitter. E ancora: «Questi servizi sono degni di un programma trash. Si è persa la sensibilità del servizio pubblico, ci si è asserviti allo spettacolo televisivo». «La giornalista doveva smettere di riprendere e il pezzo non doveva essere trasmesso», recita un altro tweet.
Qualcuno invoca la «deontologia professionale» contro quella che viene definita «pornografia del dolore». Un altro racconta di aver «cambiato canale sopraffatto dal disgusto».
E in serata anche Raffaele Lorusso e Giuseppe Giulietti, rispettivamente segretario generale e presidente della Fnsi, insieme al segretario dell'Usigrai, Vittorio Di Trapani, si occupano della questione in modo netto.
«C'è da augurarsi - scrivono in una nota - che la Rai e la conduttrice del programma, con la sensibilità e la professionalità che la contraddistinguono, trovino il coraggio di chiedere scusa alle persone coinvolte e ai telespettatori».
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