Buffonata a Cinque Stelle: Di Maio sfidato dai sette nani

Primarie blindate per il pupillo di Grillo. È l'unico big in gara per la leadership e la candidatura a premier

Buffonata a Cinque Stelle: Di Maio sfidato dai sette nani

Missione compiuta: Luigi di Maio è il nuovo leader del M5s. Ieri alle 12 è scaduto il termine per partecipare alle primarie per la scelta del canditato premier del Movimento. In corsa, esclusa la provocazione di Roberto Saviano che non ha i requisiti per prendere parte alla consultazione, ci sono Di Maio e sette candidati: Cicchetti Vincenzo, Fattori Elena, Frallicciardi Andrea Davide, Ispirato Domenico, Novi Gianmarco, Piseddu Nadia, Zordan Marco. Un po' come la favola di Biancaneve e i sette nani con un lieto fine scontato. Da Roberto Fico ad Alessandro Di Battista: tutti i big del Movimento hanno rinunciato alla corsa. Come da copione, la strada per l'investitura di Di Maio è in discesa.

Certamente, l'uscita dell'autore di Gomorra condizionerà il voto ma non è in grado di insidiare la vittoria del vicepresidente della Camera. E anche i sette sfidanti sconosciuti serviranno solo a dare una forma di democrazia a una consultazione farsa. Eppure, il M5s in un post difende la consultazione fantasma: «Sarebbero stati tutti più contenti se avessimo deciso una rosa farlocca da presentare per inventarci una competizione che soddisfacesse la sete di quotidiani e di tg. Ma per favore. Ma per favore, prendetevi un po' di realtà ogni tanto!». Beppe Grillo, giunto ieri a Roma per placare le proteste dell'ala ortodossa, guidata da Roberto Fico, si prepara a consegnare le chiavi del M5s a Luigi di Maio. Perché il nuovo regolamento, varato per scegliere l'uomo che correrà per Palazzo Chigi sotto il simbolo del M5s, prevede che il candidato premier sia anche il leader della forza politica. Per la deputata Roberta Lombardi è un passaggio ovvio: «Che il candidato premier sia anche il capo politico è naturale, lo prevede anche la legge. Ieri era Beppe Grillo, oggi il futuro candidato premier, domani potrai essere anche tu. Questa è la forza del M5s». La consegna ufficiale delle chiavi del Movimento a Di Maio andrà in scena a Rimini, in occasione dell'evento «Italia a 5 stelle», dal 22 al 24 settembre. Dallo stesso palco, Alessandro Di Battista racconterà alla platea le ragioni del suo ritiro dalla corsa: «Le ragioni le spiegherò durante il mio intervento sabato prossimo a Rimini. Tra poco si inizierà a votare e invito alla massima partecipazione. A colui che sarà candidato faccio un grande in bocca al lupo ricordandogli che avrà un compito meraviglioso: quello di portare avanti il programma votato da migliaia di iscritti».

Incassata l'investitura, il neoleader del M5s proverà a blindare il Movimento, plasmandolo a propria immagine e somiglianza. C'è un passaggio nel regolamento che rischia di far implodere il M5s. Non è il via libera per gli indagati: già per l'inchiesta a carico del sindaco di Roma Virginia Raggi, Grillo aveva archiviato la stagione giustizialista. Ma il punto contestato è la facoltà, riconosciuta al leader della forza politica (Di Maio), di individuare i criteri per la selezione di candidati di Camera e Senato alle prossime elezioni. Di Maio sa bene di avere scarse possibilità di approdare a Palazzo Chigi. Ecco il piano b: il candidato premier punterà ad avere carta bianca per la composizione delle liste. Nulla di diverso rispetto a ciò che accade nel Pd o in altri partiti.

La missione di Di Maio cambia obiettivo: epurare le liste di candidati dell'ala ortodossa e formare un gruppo parlamentare che risponda solo alla sua linea politica. Insomma, una rottamazione in salsa grillina. Da tempo gli uomini del numero due di Montecitorio stanno portando avanti un'operazione di reclutamento tra ordini professionali, mondo dell'associazionismo e gruppi bancari per scegliere personalità da calare nelle liste. Baypassando le vecchie norme. E gli attivisti storici? I ragazzi dei banchetti? Tutti a casa.

L'odore del Palazzo sta dirottando il Movimento verso una prospettiva politica nuova. E Di Maio è l'incarnazione del «nuovo» corso. La svolta non convince la base ma non importa. Di Maio si sente già leader e tira dritto per la sua strada. Con tanto di corte al seguito.

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