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Le bugie degli ayatollah sulle giovani uccise: "Mahsa morta per un tumore, Sarina suicida"

Medici al servizio del regime negano le violenze. E la repressione continua

Le bugie degli ayatollah sulle giovani uccise: "Mahsa morta per un tumore, Sarina suicida"

Per il regime degli ayatollah nessuna delle tragiche morti delle giovani in Iran è avvenuta a causa della violenza delle forze di sicurezza. Secondo l'Organizzazione di medici legali iraniani, infatti, la morte di Mahsa Amini, la giovane iraniana arrestata perché non indossava correttamente il velo che ha innescato un'onda di proteste unica, «non è stata provocata da colpi alla testa e agli organi vitali», ma sarebbe invece legata a «un intervento chirurgico per un tumore al cervello subito all'età di 8 anni». Così anche il decesso della 16enne Sarina Ismailzadeh. Amnesty International accusa la polizia di averle provocato la morte con «colpi di manganello alla testa» in una protesta a Gohardasht, nella provincia di Alborz, il 23 settembre. Invece secondo quanto dichiarato dal procuratore di Alborz, Hossein Fazli Harikandi, la ragazza si sarebbe «suicidata». Sarina, afferma il magistrato, si sarebbe lanciata dalla finestra di un edificio non lontano dalla casa della nonna, situata nel quartiere Azimieh. In una clip però si vede sua madre che afferma che la figlia «non ha niente a che fare» con le manifestazioni. Ma i video di YouTube di Sarina, diventati virali sui social network, la mostrano mentre ascolta musica, balla e parla dei suoi sogni di viaggiare, dei diritti delle donne, compreso il rifiuto dell'hijab obbligatorio, e della sua rabbia per la situazione economica. La Repubblica islamica due giorni fa ha negato anche qualsiasi legame fra la morte di un'altra adolescente, Nika Shakarami, e la rivolta. Sua madre Nasrin però ha accusato le autorità di aver ucciso la figlia.

La repressione, anche mediatica, va avanti e si salda il patto di ferro tra i militari e la Guida suprema. I comandanti delle forze armate e i vertici della polizia hanno rinnovato la propria fedeltà ad Ali Khamenei. «Sotto la tua guida e fino all'ultima goccia del nostro sangue e fino al nostro ultimo respiro, distruggeremo i maligni complotti orditi dai nemici». La dichiarazione arriva a pochi giorni dai commenti di Khamenei di elogio all'esercito e alla polizia per avere contenuto le proteste, in corso da tre settimane per Mahsa. Khamenei non aveva usato giri di parole. Aveva precisato che i giovani che hanno preso parte alle manifestazioni «devono essere puniti» e aveva accusato gli Usa e Israele di avere pianificato le dimostrazioni. «Le tue parole sono state un avvertimento contro i capi della sedizione e i loro leader stranieri», si legge nel comunicato congiunto delle forze armate iraniane. Non si è fatta attendere anche la risposta di Teheran alla risoluzione adottata giovedì dal Parlamento europeo che chiede sanzioni contro l'Iran dopo la repressione delle proteste.

«La risoluzione contiene pregiudizi infondati contro la Repubblica islamica dell'Iran e per questo motivo viene sostanzialmente respinta», ha affermato il portavoce del ministero degli Esteri iraniano Nasser Kanani, e ha aggiunto: «Complottisti e provocatori hanno le loro radici in Europa».

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