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La "buona scuola"? Licenziare i prof. incompetenti

L'opinione dello studente universitario: "Dalla prof. di matematica che non sa la fisica, a quella di scienze che insegna a forza di Piero Angela, Ecco perché per riformare la scuola bisognerebbe prima lasciare a casa molti insegnanti"

La "buona scuola"? Licenziare i prof. incompetenti

Su una cosa potrebbero concordare in molti: nella scuola ci sono state più riforme che miglioramenti. Nessun ministro dei vari governi che si sono dati il cambio si è negato il gusto di approvarne una a proprio nome. Giusto o sbagliato che sia, sono poche quelle che hanno cambiato (in positivo) il volto della scuola. Per un motivo semplice: il vero problema sono gli insegnanti. Troppi, con poche ore in cattedra e tutti mal pagati.

Gli uffici del Miur dovrebbero farsi un giro negli istituti italiani e capirebbero che l'unico modo per cambiare il volto dell'istruzione è licenziare in tronco una grossa fetta di professori. Altro che assumere precari per rendere le cattedre ancor più un ammortizzatore sociale o per calmierare il bacino elettorale di una parte politica. Licenziare insegnanti e bocciare i somari: solo così la nostra scuola tornerà ad essere competitiva.

Facciamo qualche esempio. Chi scrive ha lasciato i banchi di un liceo scientifico da pochi anni. Ha il ricordo fresco di storie incredibili, di insegnanti inadatti al ruolo, qualche volta competenti nella materia (ma non sempre) e troppo spesso incapaci a gestire un'aula e a rendere equazioni e poesie utili o anche solo interessanti. Come quella professoressa di matematica, dedita ogni giorno a dire agli studenti che la comunità montana è un ente inutile (per carità, ha ragione) e pronta a spendere interminabili ore a criticare il preside, per poi scoprire a fine anno di essere rimasta indietro con il programma. La stessa prof. laureata in matematica e quasi ignorante in fisica, tanto che i problemi sulla gravità erano risolti con il nodo alla gola e la stessa frase finale: "Andiamo a controllare cosa dice il libro tra i risultati per vedere se c'abbiamo preso". Poi c'era (e c'è ancora) quella di scienze. In tre anni più cassette di Piero Angela che libri veri su astronomia e geologia. A fine del quinto anno l'intera classe si è rifiutata di firmare un programma svolto realmente solo in minima parte, provocando reazioni isteriche e pianti. La stessa insegnante per cui la media tra 9, 9 e 6 fa ovviamente 7.

Non sono storie inventate, ma realtà della scuola italiana. E non è la sfortuna di esser capitati nella sezione sbagliata, è purtroppo la normalità nel Belpaese. Scene quotidiane di scioperi ad oltranza, di professori ideologici che aizzano gli studenti contro riforme e tagli alla scuola. "Ragazzi, noi ai nostri tempi avremmo già occupato", dicevano a chi tentennava nel fare una protesta. Dopo le riforme Fioroni e Gelmini, nei giorni di sciopero generale, ad entrare a scuola eravamo in pochi. Forse un paio. Chi doveva farci lezione ci disse: "Se tutti protestano, voi oggi non potevate rimanere a casa?". Perché in fondo se anche il sottosegretario all'Istruzione Davide Faraone ha detto che okkupare è un'esperienza formativa, figuriamoci quanto può essere utile quando tira l'acqua al mulino dei professori. Di chi lavora 18 ore settimanali, ha compiti in classe da correggere e qualche aggiornamento da fare: saremo poco politicamente corretti, ma fare l'insegnante non ci sembra un lavoro gravoso. Faticoso certo, come tanti altri. Ma il vittimismo diffuso dei professori è esagerato. L'unica vera recriminazione possibile sarebbe quella della paga: di soldi ne prendono pochini per il ruolo formativo che hanno. Ma la colpa è soprattutto dei sindacati: gran parte delle risorse riversate nella scuola vengono bruciate in assunzioni di massa e stipendi pagati a colleghi inadatti.

Pensate, per due anni nel medesimo liceo scientifico ha insegnato un professore di educazione fisica che ogni giorno portava i ragazzi in palestra e li obbligava a fare il richiamo del "chakra". Vi risparmio la descrizione del modo in cui catturava l'energia vitale. Poi esortava i maschi a correre sotto la pioggia per farsi vedere dalle ragazze lasciate al caldo alla finestra ("solo così potrete rimorchiare") e a fine anno voleva bocciare uno studente modello perché non approvava la filosofia di Nietzsche. Lo stesso professore, assunto per una supplenza biennale, l'anno successivo ha ucciso il padre e l'ha spezzettato in garage, disperdendone poi le parti per tutte le campagne della zona. In precedenza era stato cacciato da una scuola media perché considerato non idoneo al compito. É finito nuovamente negli elenchi dei supplenti ed è stato ripescato da altri ignari presidi. Fino a che non ha conosciuto la galera, dopo lunghi anni tra licei e scuole medie.

Un caso limite, certo. Ma non c'è bisogno di girare molte scuole per trovare casi simili, professori che annullano corsi pomeridiani perché "con quel collega ho litigato" ed educatori fermi ancora al '68 sia col cuore che con l'aggiornamento della materia. Ovvio: non tutti i professori sono incapaci, anzi. Molti meriterebbero menzione a parte. Bisognerebbe però trovare il modo di aumentare i meritevoli e scacciare quelli dannosi. Ma chi siede dietro una cattedra rifugge come la scabbia le valutazioni di studenti e genitori. Così mentre l'unico antidoto alla cancrena della scuola sarebbe licenziare chi non sa insegnare, Renzi ne assume altri 120mila. Perché se hai studiato per fare il prof. o la maestra, lo Stato deve darti un lavoro che poi potrai tenere a vita, anche se fai danni.

Con buona pace del principio del merito e del preside-sindaco.

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