Roma - Ci sono quasi 25 chilometri di strada tra il Campidoglio e Corcolle, ma questo quartiere ai margini orientali della capitale, tra pinete, palazzine e villette, non è solo lontano dal centro e dimenticato. Adesso è anche furioso.
Dopo i due assalti lanciati da gruppi di immigrati agli autobus dell'Atac nel fine settimana, con i mezzi danneggiati e le due autiste spaventate a morte e fortunatamente illese, la popolazione locale ha detto basta. E ha puntato il dito contro la numerosissima comunità di stranieri che abita in zona, ospite di metà dei centri d'accoglienza di tutta Roma.
Sit-in, manifestazioni e proteste, presìdi a oltranza, comizi improvvisati. E anche qualche rappresaglia. Una caccia all'immigrato che domenica scorsa ha visto gruppi di cittadini aggredire stranieri che scendevano dagli autobus, invece di prenderli a sassate, e che dunque con i due assalti probabilmente non c'entravano affatto. Così le forze dell'ordine sono arrivate a presidiare il centro rifugiati per evitare altri scontri, e per le strade di questa piccola frazione di Roma ieri mattina erano spariti i «neri». Nessun rigurgito razzista, solo la richiesta di sicurezza, e di «rispetto e dignità», da parte della popolazione di Corcolle, assicurano gli abitanti. Che però chiariscono: non vogliamo l'arrivo di nuovi migranti, qui da noi sono arrivati già in troppi.
Persino il presidente del VI Municipio, Marco Scipioni, che è del Pd, sostiene che è necessario «allontanare i rifugiati», almeno da lì: «Metà dei centri di accoglienza di Roma sono sul nostro territorio», spiega, esasperato pure lui. Ha scritto al prefetto e al sindaco, Ignazio Marino (che dal canto suo ha chiesto agli abitanti del quartiere di «mantenere la calma e non rinfocolare sentimenti di intolleranza»), per denunciare la situazione. Parla di «allarme sociale che resta inascoltato», di «appesantimento sociale». E lamenta la sordità delle istituzioni: «Il territorio non può più sopportare tutto questo. Ho segnalato la cosa più volte due-tre mesi fa all'assessore, ma non ho ricevuto alcuna risposta. Si continuano a indire bandi per i centri di accoglienza senza verificare i luoghi di assegnazione». E così la popolazione di migranti continua a crescere. Insieme ai problemi. Perché i romani di Corcolle se da un lato non vogliono passare per razzisti, dall'altro non nascondono una crescente insofferenza verso una situazione che molti definiscono insostenibile: «Ogni giorno ci sono furti, aggressioni, spaccio. Assaltare un bus diretto al deposito è una follia, prendersela con la ragazza che lo guidava è anche peggio. Così non può andare avanti», ringhia un ragazzo, che conclude: «Non siamo mica razzisti, sul serio, ma i neri qui non ce li vogliamo più».
Il tempo veltroniano dell'utopia romana delle periferie «inclusive» sembra ormai lontanissimo, e ha lasciato spazio a una distopica e quasi banale guerra tra poveri. E anche all'interno del Pd qualcuno richiama all'ordine il Campidoglio e il suo primo inquilino. Il segretario romano del Partito democratico, Lionello Cosentino, ieri ha commentato gli episodi di Corcolle menando fendenti verso il Colle capitolino. «Non è possibile che proprio quel municipio, il VI, si prenda quasi la metà del carico dell'assistenza a immigrati, profughi, e che questo avvenga senza un progetto d'integrazione», ha spiegato Cosentino.
Aggiungendo di «non credere» che «il segno della difficoltà sociale e del disagio delle periferie, sia avvertito con sufficiente chiarezza dall'amministrazione in tutta la sua complessità». Insomma, oltre alla probabile «inadeguatezza delle risorse», ha concluso l'esponente democratico, c'è «forse» anche quella «delle politiche sociali» che rende più vivo il disagio di Corcolle.
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