C'è una vespa che fa paura È cinese, grossa e velenosa

Solo fino a qualche decina d'anni fa le isole, le alte montagne, i mari, talvolta gli stessi fiumi, costituivano barriere insormontabili per gli animali costretti a rimanere nel loro territorio d'origine per secoli se non millenni. Con la costruzione di autostrade, di aerei intercontinentali, di passi che varcano le più alte montagne e di tunnel sottomarini, era inevitabile che animali legati a terre lontane, esistenti nella nostra fantasia e nei documentari trasmessi dalla TV, facessero la loro comparsa in paesi sconosciuti, ma adatti alla loro diffusione. Ormai i fruttivendoli dei grandi mercati che ricevono i caschi di banane dai paesi del sud America non fanno tanto attenzione allo stato della frutta, quanto a non trovarsi tra le mani un ragno peloso largo una spanna, la migale, che non sarà molto pericoloso ma certamente deve destare un piccolo moto di sorpresa in chi se lo trova camminare sul braccio (Sean Connery in «Licenza d'uccidere» docet).

Quanto sopra scritto suggerisce alle autorità competenti uno stretto monitoraggio della fauna «esotica» che regolarmente ormai importiamo dai paesi dell'Oriente, con una serie di danni che possono essere più o meno drammatici. Una delle specie che spaventa maggiormente gli agricoltori e chi segue la fauna del nostro territorio è una particolare Vespa, già tristemente nota nel sud della Francia dove sta causando disastri di non poco conto. Anche se il nome è suadente (Vespa velutina), il suo comportamento non lo è per nulla. Lo sanno bene i francesi che l'hanno importata per primi, nel 2004 a Bordeaux, dove dimorava dentro un carico di vasi ordinati in Cina da un allevatore di piante bonsai. Questo imenottero, simile al nostro calabrone, ha trovato in quella zona della Francia e poi più a sud, l'ambiente caldo umido ideale per la sua riproduzione che, in pochi anni, ne ha permesso l'espansione in altre regioni.

Il passaggio delle Alpi era inevitabile e, ben presto, sono stati gli apicoltori piemontesi a trovarla sui predellini delle loro api mellifere, pronte a farne un sol boccone, in virtù di un corpo più massiccio e di un'aggressività molto più sviluppata. Si pensi che in Francia gli apicoltori, a causa di questa «vespa killer» hanno perso il 40% del raccolto di miele. Le loro api, già sterminate dalla varroasi (una grave malattia delle api) e dai nicotinoidi (insettidici ora messi al bando) hanno dovuto fare i conti con una «cugina cinese» implacabile sterminatrice dei loro corpi, di cui si ciba. Il pericolo per l'uomo, in realtà, è stato esagerato dalle solite leggende metropolitane. La puntura del suo pungiglione equivale a quella del nostro calabrone. Niente di simpatico s'intende ma, se non si è allergici, la parte colpita se la cava con gonfiore e dolore per qualche ora e tutto finisce lì.

Dal Piemonte la vespa cinese si è spostata in quel di Savona e Loano, dove, l'anno scorso, è stato catturato un grosso maschio, mentre i tecnici sono convinti di averne avvistati alcuni esemplari all'interno del Parco Adda Sud.

La velutina è inserita nella black list internazionale delle specie invasive, redatta dall'Unione mondiale per la conservazione della natura, in virtù proprio della sua aggressività verso gli insetti utili locali.

Non è ancora arrivata la velutina

che già si tiene d'occhio il Calabrone Gigante Asiatico o Vespa mandarina, cinque centimetri di lunghezza e pungiglione di 6 millimetri, con le conseguenze che si possono immaginare. Per l'uomo e non solo per le povere api.