Cronache

Caccia ad Andrea, l'uomo del mistero

Si stringe il cerchio sul killer di De Santis e della fidanzata. "Su di lei ferocia inaudita"

Caccia ad Andrea, l'uomo del mistero

Si stringe il cerchio attorno all'assassino di Daniele De Santis ed Eleonora Manta. Sono ore concitate in Procura di Lecce, dove il silenzio imposto dagli inquirenti per risolvere il caso, si alterna alle indiscrezioni, spesso confuse, che trapelano e vorrebbero già risolto il delitto.

Ieri un edicolante trentasettenne di Aradeo è stato ascoltato dai pm insieme a decine di altre persone. Il nome di battesimo «Andrea» è lo stesso nome gridato dalla trentenne prima di morire e ha fatto sospettare si trattasse dell'assassino. Ma la Procura si è sbrigata a sottolineare che, allo stato degli atti, non ci sono fermi.

Eppure lunedì diversi testimoni hanno raccontato di aver visto un giovane che di spalle si allontanava dal pianerottolo dell'abitazione di via Montello, non lontano dalla stazione ferroviaria di Lecce, dove viveva la giovane coppia massacrata a coltellate. Ai carabinieri del Nucleo Investigativo alcuni vicini hanno raccontato che l'individuo era vestito di nero, probabilmente con una tuta da motociclista, indossava i guanti, aveva la testa coperta dal cappuccio di una felpa e uno zaino giallo sulle spalle.

Lo stesso usato forse per celare il coltello. Diverse le perquisizioni effettuate ieri dai militari nella zona compresa tra Seclì e Aradeo, paese originario di Eleonora, che si era spostata tre giorni fa a Lecce per convivere con il giovane arbitro di serie C, che proprio ieri avrebbe dovuto partecipare come «quarto uomo» alla partita di Coppa Italia Monopoli-Modena.

Per il momento non c'è nessun iscritto nel registro degli indagati, ma è questione di ore. Dall'esame dei telefonini delle vittime e dai filmati delle videocamere di sorveglianza del quartiere, infatti, sono arrivati dettagli utili a velocizzare le indagini. È certo che almeno uno dei due, se non entrambi, conosceva l'assassino, che è entrato normalmente dalla porta di casa. Poi un litigio, sentito anche dai vicini e le grida, poco dopo le 20,50. Eleonora prima di morire sotto ha urlato «Andrea».

È probabile che sia il nome dell'uomo dal quale tentava di difendersi. Pochi attimi dopo la giovane giaceva esanime nell'appartamento e Daniele sulle scale tra il secondo e il primo piano.

Il movente del duplice delitto sarebbe passionale anche se il pm Maria Consolata Moschettino e il procuratore Leonardo Leone de Castris ribadiscono che «non si trascura alcuna ipotesi» e stanno esaminando ancora il materiale raccolto subito dopo il delitto nell'abitazione, ora posta sotto sequestro.

I corpi sono a disposizione dell'autorità giudiziaria. Intanto l'autopsia eseguita nell'obitorio dell'ospedale Fazzi di Lecce ha evidenziato che Eleonora è stata raggiunta da una serie di colpi inferti con una ferocia inaudita, come ha riferito anche l'avvocato Fazzini, legale della famiglia di Daniele De Santis, che ha assistito all'esame condotto dal medico legale Roberto Vaglio a Lecce. L'assassino si sarebbe scagliato violentemente anche contro Daniele, colpito più volte mentre tentava di difendere la fidanzata e poi mentre fuggiva per le scale, dove il killer lo ha finito. Le autopsie proseguiranno anche oggi. «È stata un'aggressione anomala e cruenta, le famiglie non riescono a capire perché - dice Fazzini -. Erano due ragazzi normalissimi e conducevano una vita tranquilla. Le famiglie non riescono a farsene una ragione».

I funerali si terranno nei prossimi giorni a Seclì, dopo che i genitori dei due fidanzati avranno ottenuto il via libera dalla Procura.

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