T ra i corridoi della Casa Bianca si è aperta la caccia alla talpa che ha svelato sulle pagine del New York Times un ipotetico fronte interno di «resistenza» all'onda d'urto «fallimentare» di Donald Trump. Questi in sintesi i termini utilizzati dall'autore, ovviamente anonimo, di una lettera sul quotidiano newyorkese di denuncia del presidente americano, il quale, da parte sua, ha dichiarato guerra alla gola profonda, determinato ad averne la testa. «È una vergogna», ha tuonato il tycoon, mettendo anche in dubbio che il famigerato membro del suo gabinetto esista realmente. «Se l'alto funzionario dell'amministrazione anonimo e senza spina dorsale esiste, il Nyt deve consegnarlo al governo immediatamente per questioni di sicurezza nazionale», ha scritto su Twitter. Ma non ha escluso che si tratti solo di «un'altra fonte falsa». E poi, in un altro messaggio, si è chiesto: «È tradimento?».
Per la portavoce della Casa Bianca, Sarah Sanders, l'autore della lettera è un «vigliacco». «Circa 62 milioni di persone hanno votato Trump, nessuno di loro ha votato per una fonte senza spina dorsale e anonima del fallimentare New York Times» ha detto, sottolineando come «l'individuo dietro l'editoriale ha scelto di tradire invece di sostenere il presidente degli Stati Uniti. «Al primo posto non ha messo il paese ma se stesso e il suo ego. Questo codardo dovrebbe fare la cosa giusta e dimettersi». Trump è tornato sulla questione anche durante un evento a Pennsylvania Avenue, attaccando i «media disonesti» e il «morente New York Times». E pure la first lady Melania è intervenuta, affermando che la talpa «non sta proteggendo il nostro Paese, lo sta sabotando, con azioni codarde». I primi identikit della gola profonda riconducevano secondo indiscrezioni alle figure del segretario di Stato Mike Pompeo e del vice presidente Mike Pence, i quali hanno immediatamente smentito ogni coinvolgimento. «Il vice presidente mette il suo nome nei suoi commenti», ha twittato Jarrod Agen, portavoce di Pence, tra i primi sospettati sui social per la presenza nell'articolo della parola «lodestar» (stella polare), termine arcaico usato spesso dal numero due del Commander in Chief, anche se potrebbe trattarsi di un depistaggio. «Il Nyt dovrebbe vergognarsi, come la persona che ha scritto l'intervento falso, illogico e senza spina dorsale», ha aggiunto Agen. Mentre Pompeo, che si trova in viaggio in India, ha commentato: «Non è mio». «È triste che ci sia qualcuno che fa una scelta del genere. Vengo da un posto dove se non sei nella posizione di eseguire l'intento del comandante, hai una sola opzione: lasciare». Anche l'ambasciatrice all'Onu Nikki Haley ha detto di non essere autrice dell'intervento, così come il capo del Pentagono James Mattis, il ministro della Giustizia Jeff Sessions, il segretario al Tesoro Steve Mnuchin, il direttore del National Intelligence Dan Coats, il segretario alla Sicurezza Interna Kirstjen Nielsen.
Il giornale della City, da parte sua, ha spiegato di aver fatto «il raro passo di pubblicare un editoriale anonimo su richiesta dell'autore, un alto dirigente dell'amministrazione Trump, la cui identità ci è nota e il cui lavoro sarebbe messo a rischio dalla sua rivelazione». «È l'unico modo per dare ai nostri lettori una prospettiva importante», ha precisato. La talpa ha parlato di «resistenza silenziosa» all'interno dell'amministrazione Usa con l'obiettivo di «mettere il Paese al primo posto».
Spiegando poi che molti alti dirigenti «stanno lavorando diligentemente dall'interno per ostacolare parte dell'agenda del presidente o le sue peggiori inclinazioni». «La radice del problema è la sua amoralità», ha continuato, evidenziando «lo stile impetuoso, antagonistico, gretto e inefficace» di Trump e la sua scarsa affinità con gli ideali portati avanti dai conservatori.