Cade sui binari e finisce travolta da un treno. Muore una quindicenne

La studentessa andava a Vercelli. L'ipotesi che il convoglio abbia agganciato lo zaino

Cade sui binari e finisce travolta da un treno. Muore una quindicenne

Era una giovane pendolare della musica. Tutti i giorni da Rivoli, nell'hinterland torinese, raggiungeva il capoluogo e la stazione di Porta Susa e da qui si faceva altri quaranta minuti di treno per andare a studiare al liceo musicale dell'istituto Lagrangia di Vercelli.

Aveva quindici anni Beatrice Inguì, è morta trascinata e poi travolta da un treno che transitava sul binario 4 della stazione di Porta Susa, sotto gli occhi di professori e compagni che tutti i giorni si ritrovavano su quel binario per viaggiare insieme dal capoluogo al liceo di provincia. Ci piacerebbe raccontare di lei che è morta serena, ma probabilmente la sua vita è terminata tra strazianti dolori, maciullata dalle rotaie. I soccorsi dei vigili de fuoco sono stati rapidi ma inutili e ci sono volute ore per estrarre il suo corpo.

Forse lo zaino di Beatrice è stato agganciato dal treno, il regionale veloce 2005 delle 7,05 diretto a Milano che sopraggiungeva e che si sarebbe fermato di lì a poco e su cui lei sarebbe dovuta salire per arrivare a Vercelli alle 7,48. «Era di spalle, quando è arrivato il treno si è girata di spalle, lo zaino si è impigliato e l'ha trascinata sotto», ha raccontato a TgCom 24 una professoressa che si trovava a pochi metri da lei. Qualcun altro sostiene di averla vista inciampare. Ma le immagini riprese dalle telecamere del binario della modernissima stazione sotterranea torinese e analizzate per ore dagli inquirenti non evidenziano né l'aggancio dello zaino né l'inciampo e lasciano aperte tutte le ipotesi. Un malore improvviso, ad esempio. Nessuno sembra prendere in considerazione, per il momento che Beatrice sotto quel treno ci si possa essere gettata volontariamente. L'unica cosa certa è che il macchinista avvicinandosi al binario aveva azionato il segnalatore acustico per avvertire un gruppo di passeggeri un po' troppo vicini alla linea gialla che delimita la banchina.

Beatrice era paffutella e con un sorriso da bambina incorniciato dai riccioli scuri. Voleva fare la cantante lirica e per questo ogni mattina si svegliava alle cinque e mezzo. Una piccola odissea quotidiana a cui l'anno prossimo probabilmente si sarebbe sottratta, perché la famniglia stava studiando soluzioni alternative. Lei intanto non mollava il colpo: suonava l'oboe e il pianoforte, aveva sogni semplici e un sorriso contagioso.

Beatrice è morta ed è difficile trovare le parole per un tanto grande orrore per un refuso tanto piccolo del destino. Qualche parola di circostanza l'hanno dovuta mettere insieme i dirigenti della scuola vercellese, che ieri hanno seguito passo passo attraverso il cellulare i soccorsi e alla fine hanno dovuto raccontare la favola triste ai compagni di Beatrice. «Quando ho spiegato che cos'è successo a Torino - ha detto Giuseppe Graziano, il preside del Lagrangia al sito TorinoOggi - sono rimasti tutti in silenzio. Adesso servirà fare chiarezza, intanto a nome di tutto l'istituto siamo vicini alla famiglia».

Nessuno invece riuscirà a togliere quelle immagini di Beatrice risucchiata nell'abisso di quel binario dagli occhi e dalle menti dei ragazzi presenti, molti dei quali di Beatrice erano

amici. Alcuni l'hanno vista precipitare, tutti hanno seguito inorriditi i primi concitati soccorsi, quando ancora nessuno sapeva che cose fosse stato di lei. Nessuno purtroppo l'ha più rivista, quella suonatrice di oboe.

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